Audace scommessa editoriale di Enrica Fallone che pubblica un testo affidato alla sola narrazione rinunciando volutamente alla fabula.
Agrimonia di Cristina Eléni Kontoglou, uscito a settembre dello scorso anno per Fallone Editore, è un libro destinato a far parlare di sé. Vi incanterà per il linguaggio levigato e lucido usato dall’autrice per tradurre un viaggio onirico dove i sensi diventano materia e si fanno memoria.
I racconti che compongono questa raccolta sono fotografie tattili che ritraggono ricordi. Memorie dislocate tra Italia e Grecia, le due terre d’origine dell’autrice. I luoghi diventano punti di snodo centrali tra la dimensione anamnestica e il passo sfuggente della modernità, rappresi in un linguaggio fotografico, iconico, evocativo.
Agrimonia, sullo sfondo di trapassato e presente, è un tentativo di ritrovarsi sulla linea retta che congiunge parentesi mai chiuse, avvolte dall’irrequietezza di chi contempla ben oltre il visibile.
«Agrimonia è solo scrittura, non c’è fabula: non c’è narrazione, nulla accade. Ed è ciò che mi è piaciuto. Grandissime opere sono solo scrittura, solo stile, il che le rende inclassificabili» spiega Enrica Fallone.
Mi auguro che la raffinata editrice, che abbiamo conosciuto grazie a Incompiuta bellezza di Cristina Trinci, vinca la scommessa che ha fatto su questo testo. Non è facile trovare case editrici che con tanta determinazione perseguono strade che portano oltre il consueto.
Cristina Eléni Kontoglou, italogreca, nipote del pittore e scrittore bizantino F. Kontoglou e del marchese italiano Savini. Vive a Firenze, dove si è specializzata in letteratura e lingua francese, con una tesi su Marguerite Duras. Come street photographer partecipa a mostre personali e collettive. Lavora come docente di letteratura francese. Nel 2023, oltre ad Agrimonia (Fallone Editore), ha pubblicato la silloge Volturno Arcano per Eretica Edizioni.
Cinzia Inguanta
In alto: Cristina Eléni Kontoglou (@cristinaelenikontoglou) • Foto e video di Instagram
© RIPRODUZIONE RISERVATA