La poeta protagonista della nostra rubrica è una delle ultime testimoni della Shoah che nelle scuole racconta la voglia di vivere.
Il 27 gennaio verrà celebrata la Giornata della memoria e quest’anno, dato il conflitto in corso nel Medio Oriente, ha un significato ancora più importante. Per queste domeniche, abbiamo scelto di presentare due famose poesie di Edith Bruck. Scrittrice, poeta e sceneggiatrice è nata nel 1931 in Ungheria, vive in Italia dal 1954 e da sessant’anni porta nelle scuole e nelle università la sua testimonianza dell’orrore dell’olocausto.
Per Edith Bruck è sempre molto doloroso ricordare la sua permanenza nei campi di concentramento e i primi anni successivi alla guerra, quando cercava un posto dove poter vivere. Ma la consapevolezza che non si deve tacere quello che è accaduto, la speranza che quel passato non si ripeta e soprattutto l’interesse e la partecipazione deə giovanə sono per Bruck una motivazione molto importante per continuare.
L’anno scorso è tornato in libreria Signora Auschwitz, lettera aperta proprio aə ragazzə incontrati nella sua lunga esperienza di narratrice degli orrori. Il testo, uscito nel 1999, è stato ripubblicato da La nave di Teseo. Pur essendo ungherese, ha sempre scritto i suoi libri in lingua italiana, una lingua che ama molto per la sua musicalità.
Attualmente ricopre la carica di Vicepresidente della Società Dante Alighieri, l’istituzione culturale italiana che tutela e diffonde la lingua e la cultura italiane nel mondo. Molti sono i premi letterari che ha ricevuto e altrettanti i riconoscimenti per il suo impegno e la sua testimonianza. Nel 2021 è stata insignita Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, dal Presidente Sergio Mattarella.
Poche settimane fa è stata invitata al programma In Onda, su La7, per parlare della ripresa del conflitto in Medioriente. A suo parere per trovare la pace Israele e Palestina dovrebbero creare due stati, anche se questo comporterà la perdita di alcuni territori. Il prezzo che stanno pagando civilə e bambinə è altissimo, ed è piuttosto evidente che: «a Hamas non è che importa molto il popolo palestinese.»
Oggi ascoltiamo Soli una poesia tratta da Tempi (2021) in cui, come scrive Silvia Belcastro in Maremosso: «Edith grida le ragioni dell’amico primo Levi: Auschwitz è intorno a noi, l’infezione serpeggia. Tempi diventa così il canto lacerato di una donna che denuncia, con voce d’infanzia, non solo la Shoah, ma la distruzione della terra tutta.» Elaborazione video a cura di Debora Menichetti.
Serena Betti
Foto in alto: Edith Bruck
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Soli
Dio se esiste
dev’essersi da tanto
ritirato del tutto in sé
per non essere in nessun luogo
di massacro
per lasciarci liberi
di capire il suo e il nostro limite
affidando a noi
la responsabilità del nostro male
per salvarsi non per salvarci.
Ma quanto costerà ancora
e quanti secoli ci vorranno
per diventare uomini
e riscattarci ai suoi occhi?