Dalla finestra entra il canto brioso degli uccellini. Sembra che annuncino la primavera, ma siamo solo agli inizi di febbraio.
«Primavera di febbraio reca sempre qualche guaio», dice il proverbio che ho trovato sul Lunario, e a dir il vero non è molto rassicurante. D’altra parte i segnali primaverili sono moltissimi e qui in campagna, anche se siamo a 400 m. di altezza, sono arrivati già da un po’. Da un paio di settimane appena apro la finestra sento il canto festoso degli uccellini che mi danno il buongiorno, ma è quando esco all’esterno che mi rendo conto di come tante cose stiano anticipando.
I campi sono pieni di margherite, calendule e nontiscordardimé; l’iris unguicularis fiorisce anche d’inverno, ma quest’anno è particolarmente rigoglioso. I narcisi stanno per sbocciare e gli alberi hanno i rami pieni di gemme, i ciliegi in modo particolare. Nell’orto origano e finocchietto selvatico riempiono già l’aria del loro profumo.
Qualche giorno fa era una bellissima e calda giornata di sole, con il cielo limpido e di un azzurro intenso. È bastato uno sguardo d’intesa: abbiamo tirato fuori il tavolino e mangiato all’aperto. Non eravamo intabarrati, come si dice dalle mie parti: la felpa era più che sufficiente per quella temperatura. Correva il giorno 1 febbraio! Abbiamo ripetuto la “festa” anche il giorno dopo.
Ripensando al proverbio, si affaccia il timore che questo tempo bellissimo sia foriero di guai, ma mi consolo pensando che di notte si va sempre sotto lo zero! Nelle prime ore del mattino, quelle più silenziose, quando il sole ancora non c’è, è bellissimo vedere la natura brillante di ghiaccio. In superficie ogni cosa sembra immobile, sospesa, ma sotto la terra tutto si sta muovendo.
È una sensazione che mi piace tantissimo: quell’eccitazione dell’attesa prima che le cose avvengano… amo l’inverno anche per questo. In quei momenti sento una gratitudine profonda per quello che sto provando. Vivere fuori dalla città e dall’inquinamento luminoso mi regala anche lo spettacolo di cieli stellati e in questi giorni di cielo limpido e sereno sono pura meraviglia: sembra quasi di toccare con mano Orione, Cassiopea, le Pleiadi. E poi la costellazione del Toro con il suo occhio rosso, la stella Aldebaran. C’è da perdersi!
Con buona pace della mia cervicale che protesta, resto con il naso all’insù più che posso piena di stupore e gratitudine. Mentre scrivo mi vengono in mente le parole di Franca Caffa, l’attivista politica di novantaquattro anni che ha partecipato a Milano alla manifestazione contro la guerra in Medio Oriente. Ospite di una puntata di Splendida cornice, il programma televisivo di Rai 3 condotto da Geppi Cucciari che ogni tanto guardo, ha detto: «Penso che la gratitudine sia un sentimento che dà senso al nostro vivere.» Parole tanto semplici quanto vere. Provare gratitudine, oltretutto, ha molti effetti benefici collaterali.
In me, per esempio, produce tanta gioia, che mi accompagna anche quando è il momento di mettere le mani nella terra e seminare, o piantare. Il calendario della signora Thun indicava che venerdì 3 febbraio era un giorno buono per piantare agli, cipolle e fave e noi, con mia grande gioia, siamo andati nell’orto. Spicchi d’aglio e piccole cipolline bianche, rosse e gialle, il cui nome scientifico è bulbillo, hanno trovato dimora in buchette altrettanto piccine, distanziate dieci cm l’una dall’altra. Le fave invece hanno bisogno di almeno trenta cm tra una buca e l’altra.
Agli e cipolle hanno fiori molto particolari. L’odore è piuttosto forte e può anche non piacere, ma accompagnandoli ad altri fiori più odorosi si creano dei mazzi veramente d’effetto. In alcuni vasi intorno a casa semino l’aglio ornamentale perché produce fiori che, oltre alla bellezza, attirano le api, essenziali per la sopravvivenza del nostro pianeta.
L’aglio è un ingrediente base di molti piatti e grazie a Laura, un’amica di Verona, ho imparato che è possibile coltivarlo anche nel terrazzo di casa. Basta dotarsi di terra, vasi abbastanza grandi e qualche testa d’aglio rigorosamente non trattata. Per questo consiglio di acquistarle nei negozi di prodotti biologici, o nei mercati dove i produttori fanno vendita diretta dei loro prodotti. Il procedimento è semplicissimo: dopo aver riempito i vasi di terra, si fanno piccole buche al cui interno vengono posati, uno per uno, gli spicchi separati, con il ciuffo rivolto verso l’alto. Semplice e sicuramente di soddisfazione.
Prima di governare asini e gatti, ho fatto un giro nell’orto per avere un’idea di cosa preparare per cena. Ho trovato ancora dei broccoletti, ma soprattutto tanti cavolini di Bruxelles! Come ormai si è capito io amo la cucina semplice, ma saporita. Ho trovato una fantastica soluzione con la gratinatura: in una teglia metto un po’ d’olio sulla carta forno e appoggio i cavolini tagliati a metà. In una ciotola mescolo con le mani pane grattugiato, pepe, sale e timo, o origano. Distribuisco l’impanatura sulla verdura, aggiungo un paio di spicchi d’aglio e un’altra spruzzata di olio. Con il forno a 180° bastano venti o trenta minuti di cottura, dipende dalla verdura. Spesso utilizzo questa preparazione anche con il radicchio, l’indivia, i finocchi, oppure in estate con i peperoni. Menù della serata? Pasta con i broccoli, cavolini gratinati e formaggio pecorino, il tutto accompagnato, oltre che da un po’ di vino, dal pane più buono del mondo. Quello toscano!
Serena Betti
Foto in alto: iris di Serena Betti
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