Francesca Giannone propone il racconto di una società rurale del sud degli anni trenta scossa dall’arrivo di una donna emancipata.
La portalettere è il nuovo romanzo di Francesca Giannone, edito dalla Casa Editrice Nord. Uscito in libreria lo scorso anno ha avuto un grande successo fra i lettori e ha conquistato il premio Bancarella 2023.
La protagonista, Anna, è una donna di Torino che nel 1934 per seguire il marito si trasferisce nel paese natale di lui, Lizzanello in provincia di Bari. Viene dipinta subito dall’autrice come completamente aliena al nuovo ambiente. Poi, invece, si inserisce in quel tessuto sociale in apparenza così chiuso in un tempo relativamente breve. Il racconto si snoda lungo vari decenni, attraversando il fascismo e la seconda guerra mondiale quasi senza esserne sfiorato.
«La corriera blu, malandata e arrugginita, si fermò stridendo sull’asfalto rovente del primo pomeriggio. Umido di afa, il vento faceva oscillare le foglie della grande palma al centro della piazza deserta… In estate, lo scirocco che soffiava dall’Africa era impietoso. Anna lo scoprì non appena mise i piedi a terra. Indossava un lungo vestito nero, segno del lutto che si ostinava a portare da tre anni, e reggeva a fatica Roberto, un bimbo di un anno con lo sguardo vispo.»
Anna è un’insegnante, ma quando decide di voler tornare a lavorare lo fa partecipando ad un concorso per fare la portalettere anziché tentare di tornare in cattedra. Il marito, dal canto suo, rientra in contatto con le persone che aveva lasciato anni prima, riallacciando legami forti che poi si dissolvono rapidamente e senza apparenti motivi. Anna è emancipata, forse troppo per una donna – seppure del nord – negli anni trenta; il marito è molto accomodante con lei, probabilmente troppo per un uomo cresciuto nel sud rurale ai primi del Novecento.
Per questi e per molti altri motivi che non è possibile svelare senza rovinare il piacere della lettura, questo testo presenta molti pregi ma a mio avviso anche un grande difetto: non consente la sospensione dell’incredulità. Non permette cioè al lettore di immergersi completamente nel racconto accettando per vere tutte le vicende che vi si svolgono. Il progressismo di Anna crea un eccessivo contrasto con quella che probabilmente è stata la mentalità della provincia del sud del secolo scorso. Trovo che tutto questo sottragga efficacia al messaggio.
Il romanzo è scritto in modo ineccepibile e Francesca Giannone con la sua eroina affronta molti temi cari all’opinione pubblica contemporanea, anche troppi. La portalettere viene definito da molti un romanzo storico di formazione, premiato e acclamato dal pubblico. Pur apprezzandolo, sono molto dispiaciuta di non aver goduto dello stesso entusiasmo nel leggerlo.
Erna Corsi
Foto in alto: Francesca Giannone – di oggi.it
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