La maestrina di Motta Visconti a venticinque anni era già la più nota poeta italiana e nel 1940, fu la prima donna ad essere ammessa all’Accademia d’Italia.
Ada Negri non ebbe un’infanzia facile. Rimasta orfana del padre all’età di un anno, visse nelle misere stanzette della portineria di casa dei conti Barni, dove la nonna svolgeva compiti di portinaia. Trascorse l’infanzia e l’adolescenza, condividendo i giochi con le figlie del conte, fantasticando tra le aiuole del giardino padronale, ma anche provando umiliazione e vergogna. Aveva, infatti, il compito di aprire il cancello alle carrozze dei conti e dei loro ospiti. Nel suo ricordo di adulta e ormai scrittrice di successo, quei momenti trascorsi a palazzo Barni saranno descritti come tristi e mortificanti.
La poeta dimostrò fin da giovane uno spiccato talento per la scrittura e la poesia. Dopo aver frequentato la Scuola Normale Femminile di Lodi, iniziò a lavorare come maestra. Accanto all’insegnamento, coltivò anche la sua grande passione per la letteratura e la poesia. Nel 1892, pubblicò la sua prima raccolta di poesie intitolata Fatalità, che ricevette il riconoscimento positivo della critica. Fu l’inizio della sua carriera letteraria.
Nonostante la fama e la sicurezza economica raggiunta, Ada Negri si vedeva ancora come la poeta umile e selvatica: «Io non ho nome. — Io son la rozza figlia dell’umida stamberga; plebe triste e dannata è mia famiglia, ma un’indomita fiamma in me s’alberga.» (Senza nome 1892). Dietro queste parole non c’è solo la sua personale esperienza di donna di umili origini, ma anche la misera vita dei contadini, lo sfruttamento degli operai, l’umiliazione della condizione femminile. Le sue opere, influenzate dalle condizioni socioeconomiche dell’epoca riflettono le sue esperienze di vita e i suoi sentimenti più profondi, toccando temi come l’amore, la natura, la maternità e le ingiustizie sociali.
Ada Negri continuò a scrivere e pubblicare poesie, guadagnandosi fama e riconoscimento nel mondo letterario italiano. Nel corso della sua carriera, ricevette diversi premi e onorificenze. La sua vita non fu priva di difficoltà, e nonostante le numerose sfide, continuò a scrivere con passione e impegno fino alla sua morte. La poeta è ancora oggi una figura importante della letteratura italiana.
La prima poesia scelta per la rubrica, Acquerello, celebra la bellezza della primavera. Incanta per la sua capacità di catturare la gioia, l’innocenza e la bellezza di una giornata luminosa avvolta dall’aria mite e profumata che solo la primavera può regalare. Il titolo stesso evoca immagini dipinte con colori tenui e vibranti, come se la poeta stesse creando un ritratto vivido di questo giorno contornato da bambinə che giocano su un prato. Ada Negri, con maestria, rende concreta l’atmosfera di questo momento magico, regalando ai lettori con le sue parole un’esperienza sensoriale ed emotiva.
Per La poesia nel dì di domenica, Serena Betti legge per noi Acquerello di Ada Negri. Buon ascolto.
Debora Menichetti
Foto in alto: Ada Negri
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Acquerello
Gioca una schiera
di bambini sul prato. È mite il giorno.
Piena di luce e di carezze, in torno
aleggia Primavera.
Ridono i cieli
e l’erbe nuove; senza fronde, pura,
biancheggia la virginea fioritura
de i mandorli e de i meli.
A le finestre
schiuse a la gioia de l’aria e del sole,
portano i venti olezzi di viole,
di timo e di ginestre.
Svolan canore
le rondini, che amor tutte conduce;
salutano coi freschi inni la luce,
il nido, il bimbo, il fiore.
E sono belli
i bimbi, e v’è fra lor la mia piccina
che, incerta ancor del passo, una manina
tende ai più grandicelli:
timidamente
coglie primule d’oro, e poi pispiglia;
e le brilla d’ingenua meraviglia
il bruno occhio ridente.