In Dovremmo essere tutti femministi Chimamanda Ngozi Adichie parla della necessità del femminismo e degli stereotipi duri a morire.
Per anni ci sono cascata anche io. Ho avuto l’impressione che essere femministe significasse odiare gli uomini, andarsene in giro con un aspetto trascurato, rifiutare l’uso dei profumi e bruciare reggiseni nelle pubbliche piazze.
Dalla lettura del saggio Dovremmo essere tutti femministi (Einaudi, 2015) ho capito di non essere stata la sola a considerare il femminismo «un ingombrante retaggio del secolo scorso.» Che anche un’autrice affermata come la nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, da anni residente negli Stati Uniti, ha pensato lo stesso. Salvo poi rendersi conto che le cose non stanno affatto così.
Che di un femminismo “arrabbiato” ci sia stato bisogno un tempo e che oggi essere femministi sia una necessità di tutti, uomini e donne, sono dati di fatto. E va insegnato ai giovani, alle nostre figlie e ai nostri figli, affinché si affermi una nuova normalità, nella quale una bambina possa essere eletta capoclasse senza vedersi surclassata da un maschietto coetaneo e quindi andare su tutte le furie, come è capitato all’autrice.
Nel saggio, nato dall’adattamento di una conferenza TEDx di grande successo, Ngozi Adichie fa capire che in alcuni Paesi gli stereotipi di genere sono più duri a morire. Nella sua Africa, ad esempio.
Vorrei dirle che lo stesso accade anche qui, nella mia Italia. Soprattutto nella testa delle donne. E che ci ritroviamo spesso a compiere azioni senza senso solo perché temiamo che essere donne, vestirsi e comportarsi come tali, in alcuni frangenti può renderci meno credibili.
Mi sono ritrovata molto in quello che racconta di aver provato l’autrice quando dice di essersi presentata al lavoro con un abbigliamento da educanda per non fare una cattiva impressione. E quanto, ripensandoci, se ne sia pentita. O quando parla di donne che ringraziano i mariti per l’aiuto nei lavori domestici senza rendersi conto che non ce n’é bisogno. Almeno non tanto quanto i mariti devono ringraziare loro, visto che quei lavori andrebbero condivisi.
Perché, a chi tira fuori la biologia dicendo che le scimmie femmine si inchinano di fronte ai maschi e lo stesso devono fare le donne con gli uomini, va ricordato che «noi non siamo scimmie. Le scimmie vivono sugli alberi e mangiano lombrichi. Noi no.»
Dovremmo essere tutti femministi è un libro leggero per il suo peso di poche pagine quanto pesante per la scia di pensieri che lascia dietro di sé. Invoglia a parlarne con le amiche, consigliarlo ad altre lettrici e lettori, approfondire la conoscenza di questa talentuosa autrice che tratta i temi del femminismo con linguaggio ironico, immagini vivide e situazioni in cui noi tutte ci riconosciamo. Situazioni che ci hanno abbattuto o fatto arrabbiare, ma l’importante è che da questa rabbia lasciamo fiorire degli insegnamenti. Come ha fatto Chimamanda Ngozi Adichie nel suo saggio.
Silvia Roncucci
Foto in alto: foto Rex Features
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