Con passi giapponesi, primo e unico libro di racconti scritto da Patrizia Cavalli, ci rivela le riflessioni di una grande poeta.
Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni grandi temi legati alla vita di tutti i giorni. Ti invitiamo a partecipare alla nostra call, hai tempo fino al 31/05/2024.
Edita da Einaudi, questa raccolta contiene sedici racconti poetici, ispirati dagli incontri e da situazioni di vita quotidiana, in cui troviamo tutta la curiosità e la capacità di osservazione e immaginazione della poeta.
«I romani (o forse gli italiani) sono molto infantilmente capricciosi al bar. Così pronti di solito a venire a patti con quasi tutto, quando è il momento del caffè o del cappuccino si fanno intransigenti e puntigliosi: ognuno ha il suo proprio esatto e inderogabile gusto. C’è chi vuole il caffè lungo e chi lo vuole corto (ristretto); macchiato caldo schiumoso o non schiumoso; macchiato freddo; in tazzina, in tazza grande o al vetro; a volte con la panna; il cappuccino tiepido o bollente; chiaro o scuro, o normale; in tazza o al vetro; con la schiuma o senza; a caffellatte (ossia in bicchiere più grande, ma senza schiuma); spolverato di cacao; con lo zucchero dietetico; c’è poi il latte macchiato caldo o freddo; il decaffeinato; il caffè freddo; il caffellatte freddo; amaro o con lo zucchero; il caffè allungato con il ghiaccio; il caffè all’americana…
È con orgoglio che fanno a voce alta le loro richieste al barista, il quale è spesso non solo un santo ma un genio mnemonico, perché non è raro che gli avventori, prima ancora di pronunciare con cura i loro desiderata, si sentano dire: «il solito?» con a seguito un titolo o un nome. Al bar si misura la gloria. Chiunque ha la sua gloria al bar. Enunciare i propri gusti e vederli esauditi. Dimostrare di avere dei gusti. Raggiungere la norma nella peculiarità. Conquistare un’abitudine imponendola a chi dovrà soddisfarla.
Prima o poi nella vita capiterà tutti di vedersi comparire davanti sul bancone quel che si vuole senza neanche aprire bocca. E con calma divina sorseggiare da quella tazza o da quel bicchiere la certezza fiabesca di esistere.»
Serena Betti
Foto in alto: Elaborazione grafica di Erna Corsi
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