Vita in campagna. Appunti di viaggio di una cittadina in trasferta #13

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Un messaggero molto affidabile mi ha comunicato che la primavera è arrivata, ma c’è ancora freddo e la pioggia continua a cadere.

Cu-cù, cu-cù, l’aprile non c’è più, è ritornato maggio al canto del cu-cù. Ebbene sì, stamani è finalmente tornato il cuculo e per la gioia ho iniziato a cantare questa vecchia filastrocca che tutti conosciamo. Lo aspettavamo da tanto tempo, perché il suo canto in campagna è di buon auspicio: rappresenta l’arrivo della primavera, il risveglio della natura, la rinascita.

In realtà, di solito arriva all’inizio di aprile, nonostante il testo della canzoncina, e quindi eravamo un po’ in pensiero. Chi vive coltivando la terra, e utilizza la legna per scaldarsi, attende l’arrivo della bella stagione con una certa trepidazione. Molte volte in questi anni, entrando al bar o in un negozio del paese, mi è capitato di sentire qualcuno dire: «Anche oggi non ho sentito il cuculo!»

Scacciati i timori, resta però il fatto che la temperatura è ancora bassa, che spesso piove e stiamo attingendo alla nostra scorta di legna per avere l’acqua calda perché il nostro pannello solare, suo malgrado, è a riposo. Ma veniamo sorpresi da arcobaleni che tolgono il fiato. E comunque, il cuculo non sbaglia e sono fiduciosa: il tempo sta cambiando e la primavera è in viaggio.

Questo tempo bizzarro e un po’ bipolare ha una caratteristica molto precisa: non consente di programmare nulla. Anche i siti di meteorologia da qualche tempo sono diventati poco attendibili così, in questi giorni, ci affidiamo all’improvvisazione, pronti a interrompere quello che stiamo facendo appena inizia a piovere: un lavoro a singhiozzo. Ai primi goccioloni si dà il via al piano B. La lista di lavori da fare è sempre piuttosto densa, basta scegliere tra quelli che possono essere svolti senza ombrello.

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Vita in campagna, asinə – Foto di Serena Betti

Approfittando del tempo variabile abbiamo sistemato e pulito la stalla: tolto ragnatele, sistemato meglio le balle di fieno per fare spazio a quelle nuove, che saranno preparate con la fienagione di fine mese, rimpagliato il pavimento. In Vita in campagna#2 ho scritto della piacevolezza di mettere il fieno nelle mangiatoie, ma non mi sono soffermata sui nostri cinque amici raglianti.

Il più rumoroso di tutti è Marino, un ciuco di razza sarda pieno di vitalità. È con noi da quasi sei anni. Pensavo che la sua vivacità fosse legata alla giovane età, ma ora posso tranquillamente dire che è un vero Peter Pan equino. Quando mi vede arrivare mi accoglie con il suo inconfondibile richiamo. Alle volte aspetta che entri nella stalla e la sua gioia incontenibile mi costringe a tapparmi le orecchie. La sua fama ha varcato i confini perché, complice il vento, lo si sente anche a distanza. D’altronde ero abituata alla flemma british delle tre ”signore” che ho trovato quando sono arrivata, otto anni fa.

Beppa, la mamma di quasi quarant’anni, che ci ha lasciato qualche tempo fa, Paola e Berta. Delle due figlie, Paola è quella che le assomiglia di più, ma non ha la sua grinta. Beppa mi manca moltissimo. È stata capobranco quasi fino alla fine: autoritaria e risoluta, non le sfuggiva nulla. Era un personaggio: capace di dolcezza, a tratti languida con quei suoi occhioni parlanti, all’improvviso faceva un dispetto e lanciava uno sguardo fiero e di sfida. Capiva sempre quando nascondevo del pane sotto la giacca; mi veniva vicino e iniziava a darmi piccoli colpetti con il muso.

A suo modo era molto affettuosa e riconoscente. Si dice che gli asini sono ghiotti di frutta e verdura, ma qui i pezzi di mela hanno scarso successo; davanti al pane secco, invece, nessuno resiste. Non è cibo adatto alla loro alimentazione, per la verità, ma come con ə bambinə, ogni tanto su caramelle e dolciumi si può cedere. E io, ogni tanto, cedo!

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Vita in campagna, ravanelli – Foto di Serena Betti

Tre anni fa sono arrivate Nella e Rucola. Nella è la più alta di tutti, è snella, ha le zampe lunghe e slanciate, il pelo lucido… in una parola, è bellissima. E per questo altezzosa e anche un po’ prepotente. Rucola, invece, è bassa, tarchiata, ha il pelo più lungo, e quindi spesso impolverato, e un grande ciuffo. Ha un carattere tranquillo, un’aria piuttosto malinconica ed è molto riservata, anche la sua voce è più flebile. Come succede in ogni famiglia, benché lo si ammetta con fatica, ho delle preferenze.

Quando ho tempo mi dilungo un po’ di più in chiacchiere e coccole con Rucola e Paola. Affondare le dita nel pelo invernale, che è più folto, è una vera goduria. Per non parlare delle orecchie: due antenne mobili che non mi stanco mai di guardare e accarezzare. Spesso ci viene chiesto perché teniamo gli asini, se li “usiamo” per il latte, o per trekking turistico. In realtà li teniamo perché ci piacciono molto, sono simpatici, fanno compagnia e intorno a casa c’è un bel terreno recintato in cui possono muoversi, correre e rotolare. E poi, grazie a loro, abbiamo ottimo concio per orto e giardino. A proposito di orto: questa sera i primi ravanelli coloreranno la nostra insalata.

Mélanie Delloye, figlia di Ingrid Betancourt, ha scritto un piccolo saggio, Il ritmo dell’asino. Mi sono ritrovata in queste sue parole:«[…]con un asino andrei dappertutto, senza un vero motivo, per il solo piacere di udire lo scalpiccio dei suoi zoccoli e lo stridere delle cinghie del basto, vederlo drizzare le orecchie, assorbire la sua dolcezza, la sua costanza, la sua circospezione. Andare come vaga un asino in libertà.»
Cu-cù, cu-cù, l’aprile non c’è più, è ritornato maggio al canto del cu-cù e la primavera arriverà.

Serena Betti

In alto: Vita in campagna – Primavera con arcobaleno – Foto di Serena Betti

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