Germaine Acogny, la “madre africana della danza contemporanea”

Acogny
La più celebre ballerina e coreografa africana, lo scorso 28 maggio 2024, ha compiuto ottant’anni. Con il suo stile unico ha sfidato gli stereotipi del mondo della danza e non solo.

Germaine Acogny è probabilmente la più celebre ballerina e coreografa africana, il suo stile è considerato uno dei primi metodi codificati per preparare ballerine e ballerini alla danza africana contemporanea. A ottant’anni compiuti da poco, la “madre africana della danza contemporanea”, Acogny continua a girare il mondo, a ballare e a portare il suo messaggio di libertà, memoria e ribellione.

Chi è Acogni

Nata nel 1944 in Benin, Acogny si trasferisce in Senegal ancora molto giovane. Frequenta la scuola cattolica ma si sente lontana dai rituali coloniali e nel 1962 decide di andare a Parigi, alla Scuola di danza e sport Simon Siegel. Qui scopre la danza occidentale ma si sente fuori luogo, l’unica studentessa nera e africana nella sua classe, con le forme tutte “sbagliate”. Invece di arrendersi, Acogny inizia a inventare movimenti che si adattano meglio al suo corpo. «Ho preso i miei piedi piatti,» dirà in un intervento accademico «ho preso il mio grande sedere, e ho messo al centro della danza il mio corpo alto e possente, di donna africana.»

L’incontro con la ballerina afroamericana Katherine Dunham, che stava cercando di fondare una scuola di danza in Senegal, dà uno slancio al suo coraggio di sfidare i dogmi occidentali della donna minuta, efebica, con la pelle rigorosamente bianca. Acogny fonda diverse scuole di danza in Francia, Belgio e collabora con numerose realtà esistenti, fino al ritorno in Senegal, dove crea la École des Sables, ovvero la scuola sulla sabbia, ora affidata a suo figlio Patrick.

Germaine Acogny | Somewhere At The Beginning from Kaaitheater on Vimeo.

Il suo contributo

In un continente ancora violentato dalle terribili conseguenze del colonialismo, del razzismo e del patriarcato, Acogny è una donna libera, un’artista che si ribella agli stereotipi contro il colore della sua pelle e le sue proporzioni fisiche per diventare una delle danzatrici più amate al mondo.

È difficile definire la danza contemporanea, in quanto forma “aperta” che invita alla creazione di sempre nuovi linguaggi per raccontare il “momento attuale”. Nella sua declinazione, Acogny mescola le forme di danza tradizionali africane, i metodi occidentali ma crede che portiamo le nostre storie nei nostri corpi e che queste voci africane possano esprimere la cultura, la politica e la propria identità nella danza.

Le due opere più famose

Citiamo qui due opere che spiccano nella grande produzione di Acogny per la capacità di sconvolgere i dogmi, spostare e collegare. Nel 2004 collabora con la coreografa giapponese Kota Yamakazi in un lavoro intitolato Fagaala, il genocidio. Fondendo la sua danza con la forma artistica giapponese del Butoh (la danza della morte, come viene chiamata), racconta il genocidio avvenuto in Rwanda dieci anni prima.

Decide di sfidare un’altra consuetudine della danza, portando sul palco soltanto i ballerini maschi della sua compagnia, chiedendo loro di comprendere e mostrare al pubblico la sofferenza, il terrore e le conseguenze della violenza sessuale e la tortura, due delle tecniche utilizzate nella pulizia etnica. Ballerini uomini in un lavoro che esplora storie assolutamente femminili in un’opera coinvolgente ed emozionante.

Una menzione merita Somewhere at the Beginning, il lavoro creato ed eseguito da Acogny nel 2015 (a 71 anni!) che la riporta alle memorie dei suoi antenati, rivendica il potere spirituale della sua nonna di etnia Yoruba repressa dal colonialismo religioso cattolico. Il tutto in uno spettacolo che fonde danza, immagini, testo e video, una complessa storia di tante donne dell’Africa nera costrette a vivere tra lutto e ricordi.

Barbara Salazer

Foto in alto: Germaine Acogny

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