Sensibilità, entusiasmo e impegno per costruire un mondo più giusto sono le doti che caratterizzano la poeta che ritroviamo oggi.
Questa domenica riproponiamo una poesia di Katia Zattoni, avvocata e poeta di Forlì. Nella sua silloge Bucare la polvere abbiamo trovato una postfazione molto interessante scritta da Davide Argnani: «Spesso il sogno retorico dei poeti è quello leopardiano di ingombrarsi di pensieri. Anche quando non ce n’è bisogno, oggi quasi tutti i poeti si sentono immersi da un velo d’angoscia o presi dal diletto “de’ nostri affanni”.
Per Leopardi una scelta incontaminata e sublime perché dopo tutto credeva sul serio nel rinnovamento della vita e dei pensieri. Oggi il progresso è considerato soltanto benessere, senza sofferenze e senza significati. Perciò sono rimasto colpito dall’incipio dell’opera prima di questa nuova poetessa perché la sua rabbia poetica si snoda tutta e subito ‘intorno alla realtà’. Nella prima parte dell’opera l’autrice si misura in presa diretta con il vivere quotidiano e impegna la propria volontà critica a riflettere senza scrupoli. Mette in evidenza tutto il suo disagio civile, tenendo sempre ben viva la volontà di continuare a credere nel valore della parola in un ostinato confronto con l’altro.
“Sto sulla soglia e lascio / netti graffi d’unghia…” affinché “dalle fauci voraci del tempo”, sembra voler dire la poetessa, ne esca verità e purificazione perché, in fin dei conti, “le stelle brillano anche/quando la notte è finita” nonostante il suo poeta ispiratore insista a dichiarare che “né di sospiri è degna la terra”. Per la poetessa l’infinita solitudine non è altro che un insieme di “rette parallele / destinate a non incontrarsi mai” e invece, paradossalmente, secondo me i paralleli combaciano ogni volta che la poetessa si contraddice volutamente. Sia perché abbandona ogni forma di lirismo, sia perché ritrova la realtà dentro il sogno nell’incastro con le parole dedicate al dialogo con i personaggi reali, essenza viva del legame quotidiano con il mondo.
Katia Zattoni offre una scrittura schietta, scarna, priva di ogni enfasi. Pur scrivendo da anni e in maniera assai serena e personale, non immaginavo ora di potermi sorprendere da nuove espressioni e considerazioni sul suo lavoro che conosco da tempo. Leggendo e rileggendo questi ultimi versi posso intuire che Katia Zattoni sia riuscita ad abbandonare ogni forma di retorico lirismo, scoprendo nuovi segni, nuovi suoni, per cui in testa mi rintoccano ritmi e frastuoni ora sottili ora sordi, proprio secondo primitive percussioni dove “pure il vento muggía nella foresta” come canta sempre il Leopardi…»
Accompagnata, come sempre, dal video curato da Debora Menichetti, potete ascoltare Un’altra possibilità.
Serena Betti
Foto in alto: Lucio Fontana, Tagli
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Un’altra possibilità
Un passo mosso
sulla linea della visione flessibile.
E sento forte la volontà
di sfidare un altro sussulto.
Percorro l’illusione
sull’incerta costola di fiume.
E quello che provo
crea inutile tentativo
per resistere all’ondata.
Una pagina sul progetto aperto.
E ancora qui tento
concreta la voglia
di scoprire un’altra possibilità.