Vita in campagna. Appunti di viaggio di una cittadina in trasferta #14

gattina - vita in campagna
La nostra gattina ha avuto due deliziosi micini, uno rosso e uno tigrato. E, come gli asini, anche i gatti ora sono cinque.

Quando vuole una dose di coccole, Mitty lo fa capire molto chiaramente. Qualche giorno fa ho visto che cercava di farsi spazio dietro il cuscino della poltrona. Mi sono seduta, l’ho presa in braccio e ha iniziato a fare le fusa. Mentre la accarezzavo mi sono accorta che aveva delle piccole contrazioni. Ho subito pensato che forse era arrivato il momento del parto: l’ho presa in braccio e l’ho portata nella scatola foderata di vecchie felpe che avevo preparato per lei. La riserva di maglie, tovaglie e strofinacci che non uso più si rivela spesso molto utile.

Mitty è entrata, ha fatto un piccolo giro su se stessa e si è accoccolata: il posto era di suo gradimento. Sono rimasta con lei qualche minuto, poi sono andata a sbrigare i lavori che avevo in programma per la mattina. Ero piuttosto impaziente e dopo meno di un’ora sono tornata da lei: il primo micino, un batuffolo rosa chiaro, era già nato e la mamma lo stava leccando. Le ho portato una ciotola d’acqua e un’altra con del cibo, le ho fatto compagnia mentre mangiava e l’ho lasciata allattare tranquilla. Il secondo gattino, tigrato e con zampette e musetto bianco, è arrivato nel pomeriggio. La coincidenza buffa è che hanno i colori dei nostri due gattoni: Arturo è rosso e Tino è tigrato con stivaletti bianchi e macchia bianca sul muso. Sarà divertente quando inizieranno a conoscersi.

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Vita in campagna, Papavero e fave – Foto di Serena Betti

A proposito di lavori, in questo periodo cerco sempre di approfittare dei rari momenti senza pioggia per mettere le mani nella terra: in giardino ho piantato le dalie, che durante l’inverno stanno riparate, ho fatto talee di gerani, seminato zinnie e rinvasato l’aspidistra, una pianta a cui sono molto legata perché mi ricorda il cortile della casa della nonna a Forlì.

La maggior parte del tempo, però, è occupata dalla pulizia dell’orto che in questo periodo è ricco di tutti gli ortaggi estivi che abbiamo piantato: pomodori, melanzane, zucchine, peperoni e cetrioli. E poi meloni, bietole e insalata. Le continue piogge fanno crescere molte erbacce che, se non altro, strappo con minor fatica perché la terra è morbida.

Approfittando di una finestra di tre giorni in cui le previsioni davano tempo sereno, siamo riusciti a fare il fieno. Ancora una volta abbiamo dovuto constatare che le informazioni meteorologiche non sono più molto attendibili: un acquazzone ci ha sorpreso mentre con il trattore stavamo raccogliendo l’ultimo carico. Una parte di balle si è bagnata, ma gli asini hanno la loro scorta di cibo per l’inverno garantita.

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Vita in campagna, Filadelfo – Foto di Serena Betti

La pioggia lascia sempre un buonissimo odore di terra umida, ma ha accorciato il tempo di godere dei profumi di alcuni fiori come quelli del filadelfo. In questo periodo, quando mi reco nella stalla degli asini, mi lascio avvolgere dalla sua fragranza dolce e inebriante, resa famosa anche da una poesia di Louise Glück, ma quest’anno la meravigliosa fioritura bianca si è deteriorata in pochi giorni. Anche iris e peonie purtroppo hanno retto molto poco: l’acqua li ha piegati e i petali sono marciti in breve tempo.

Ho notato, però, che c’è chi non si lascia intimorire da qualche gocciolone. Gli uccelli in questo periodo sono molto indaffarati: nidificano, si accoppiano e raramente interrompono il loro brioso concerto. So riconoscere alcune specie, come il rigogolo e la cincia. Altri canti sono noti e facili come quelli del cuculo, della civetta o la cornacchia. Qualche giorno fa, grazie a Elina, un’amica olandese che da quarant’anni vive qui, ho imparato a riconoscere anche il verso del picchio.

Si fa presto a dire picchio! Nel mondo ce ne sono oltre quattrocento specie. In Italia sono almeno una decina e qui intorno posso godere della compagnia del picchio rosso maggiore, del picchio verde e del picchio muratore che, in realtà, è un passeraceo. Prima mi bastava sentire il continuo picchiettio sulla quercia di fronte a casa per essere certa della sua presenza e tornare con la memoria all’indimenticabile risata di Woody Woodpecker, detto anche Picchiarello, protagonista dei cartoni animati della mia infanzia. Ora so che è qui anche quando non sta cercando cibo. I picchi, infatti, battono il becco sul tronco per procurarsi termiti, di cui sono ghiotti, e altre larve che si nutrono di legno. Quando li sento li ringrazio perché liberano l’albero da questi insetti dannosi.

E a proposito di pranzo e ghiottonerie ora andrò a raccogliere un po’ di fave. Non vedo l’ora di sedermi a tavola e mangiarle con il pecorino comprato ieri al “cacificio” del paese.

Serena Betti

Foto di Serena Betti

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