Donnaridens: Il valore de Lo sporco degli altri secondo Louise Rafkin

Louise Rafkin
Ovvero: come fare ordine tra i propri pensieri e sgombrare la mente mentre si svuota il cestino della spazzatura.  Una storia atipica ricca di sorprese.

Ne Lo sporco degli altri (Feltrinelli, 2000) Louise Rafkin sceglie di raccontare una storia atipica.

In origine c’è una ragazzina brava nell’arte del riordino ma con il desiderio di intraprendere la carriera di spia. Tutt’altro che interessata, insomma, a lavorare come donna delle pulizie. Almeno finché non si rende conto che uno degli aspetti più stimolanti del fatto di muoversi da una casa all’altra è entrare in contatto con un’umanità variegata. E con quello che meglio la definisce: lo sporco che produce, la spazzatura di cui si vuole liberare. Infine, che il modo migliore per sapere tutto è dirlo. Diventando scrittrice.

L’avventura nel mondo del riordino conduce Louise a ricomporre la propria biografia per capire com’é che è arrivata a perseguire la carriera-missione di donna delle pulizie.

Louise Rafkin

Dalla fissazione per l’ordine del padre, all’affetto che da bambina la legava alla colf Lupita, Louise narra sprazzi della propria storia e contemporaneamente racconta dei personaggi con cui entra in contatto. Proprietari di ville da sogno in Francia, vegliarde newyorkesi dalla proverbiale tirchieria, coppie dalle abitudini sessuali curiose, individui cronicamente caotici che si riuniscono nella AD (Anonima Disordinati).

Con un susseguirsi di sorprese in cui, nonostante quello che gli altri pensano, Louise non smette mai di essere quella che è. Vale a dire una donna determinata, imprenditrice di se stessa, femminista. L’opposto dell’angelo del focolare. Arrivando a vivere quella che per lei è l’avventura delle avventure: recarsi in Giappone ed entrare in una comunità che pratica la pulizia come una sorta di rito spirituale.

Rafkin costella il testo di osservazioni condivisibili sul rapporto tra consumismo e isolamento sociale. Sul contrasto tra le vite di chi occupa abitazioni lussuose meno di tre mesi all’anno e chi non ha un tetto sulla testa. Sul valore della semplicità del lavoro, tema di recente trattato nel film di Wim Wenders Perfect days. Un argomento su cui riflettere in una società come la nostra, dove la corsa al denaro e all’esposizione mediatica fa perdere di vista la dignità di ogni mestiere e l’importanza del tempo libero come momento in cui dedicarsi alle proprie passioni.

Leggere e recensire un testo pubblicato oltre vent’anni fa potrà non essere una scelta vincente. Tuttavia l’amore per le bancarelle dell’usato mi porta spesso a pescare dal mucchio qualche piccola preziosità impolverata. E quello di Rafkin è un libro curioso e divertente che ha il merito di far riflettere con il sorriso sulle labbra. Tra la lettura di una pagina e una spolverata alla mensola dei libri.

Silvia Roncucci

Foto in alto: Louise Rafkin da louiserafkin.com

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