“Un libro e …” – La figlia oscura, terzo romanzo di Elena Ferrante

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Due autrici da scoprire che, con un romanzo e un film, raccontano le complessità della maternità e dell’animo umano.

La mia proposta per questo venerdì è La figlia oscura di Elena Ferrante (edizioni e/o, 2006), terzo romanzo dell’autrice della quadrilogia de L’amica geniale, nonché una delle mie scrittrici del cuore. La protagonista e voce narrante è Leda, una professoressa universitaria di letteratura inglese che ha quasi cinquant’anni, è single e vive a Firenze.

Le due figlie, Marta e Bianca, vivono con il padre a Toronto. Il racconto si dipana durante una vacanza estiva al mare sulla costa ionica, durante la quale le giornate di Leda trascorrono in solitudine immerse nelle sue tante letture. L’arrivo sulla spiaggia di una chiassosa famiglia napoletana attirerà la sua attenzione; attraverso di loro riaffioreranno in lei ricordi e riflessioni sulla sua vita passata.

la figlia oscura - elena ferranteIn particolare, è attratta da Nina e dalla piccola Elena, una giovane madre con la figlia di tre anni, che giocano insieme in spiaggia sempre accompagnate da Nani, la bambola della piccina. In modo del tutto inspiegabile Leda decide di rubare Nani; questo fatto apparentemente banale sarà il centro della narrazione, il punto di partenza per tirare fuori la sua parte più oscura e incomprensibile: «Le cose più difficili da raccontare sono quelle che noi stessi non riusciamo a capire.»

Come accade sempre nei libri di Elena Ferrante, veniamo sbattuti dentro a vicende per le quali proviamo repulsione e attrazione allo stesso tempo, con personaggi che risultano spesso antipatici e fastidiosi. Lo stile è, come al solito, crudo e potente. La scrittura è raffinata ma pulita, mai ridondante. La narrazione intensa arriva dritta allo stomaco, portando ai nostri occhi altre verità senza mai forzare il giudizio.

Quello che emerge dalle pagine è una testimonianza atipica della maternità e del rapporto tra madri e figli. Attraverso i ricordi di Leda scopriremo che, mentre Marta e Bianca erano ancora piccole, le ha abbandonate con il padre per inseguire la carriera lavorativa. Tre anni di assenza e di silenzio, impossibilitata a vivere la maternità in modo spontaneo e in perenne dissidio con l’essere donna: «Le amavo troppo e mi pareva che l’amore per loro mi impedisse di diventare me stessa.»

Il senso di soffocamento dovuto alla famiglia e a una società che impone di essere prima moglie e madre e solamente dopo donna, rende la bambola Nani un simbolo. Leda la veste e la accudisce, come riscatto della sua dedizione materna mancata. Allo stesso tempo, le permette di fa pace con la sua parte oscura e di liberarsi del senso di oppressione.

In accoppiata con il romanzo di Elena Ferrante vi propongo l’omonimo adattamento cinematografico del 2021 scritto e diretto da Maggie Gyllenhaal, al suo esordio alla regia (disponibile in streaming su Netflix). Il cast è ricco di nomi noti, tra cui Dakota Johnson, Peter Sarsgaard, Paul Mescal e, nel ruolo di Leda, l’attrice Premio Oscar Olivia Colman.

Le riprese sono state fatte nella località marittima di Spetses, in Grecia, durante i primi momenti della pandemia da COVID-19. Proprio la scelta della location è stata fortemente influenzata dalla situazione mondiale del momento. Vince il premio per la miglior sceneggiatura alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove viene presentato in anteprima.

Nell’anno successivo riceverà due nomination ai Golden Globe e tre ai premi Oscar. Maggie Gyllenhaal riesce bene a carpire e trasporre in immagini l’ambiguità di sentimenti che si respirano nel romanzo di Elena Ferrante: riesce a essere allo stesso tempo doloroso e liberatorio, cupo e sensuale. Buona visione e buon fine settimana!

Sara Simoni

Foto in alto: immagine dal film La figlia oscura

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