Un anno dalla scomparsa di Michela Murgia, ma le sue parole continuano a risuonare. L’eredità che ci ha lasciato sarà per sempre insegnamento e guida.
Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni.
Il 10 agosto di un anno fa se ne andava Michela Murgia. Scrittrice, conduttrice, intellettuale di grande spessore e instancabile attivista, ha tracciato un solco indelebile nella cultura italiana e nel femminismo moderno. Ricorderemo sempre il suo ultimo video, quando con il respiro affaticato ma la mente lucidissima ci lasciava la sua eredità. Le sue sono parole alle quali dovremmo attingere sempre per ricordarci la direzione da seguire, il precetto secondo cui perseguire la parità di genere e l’abbattimento di tutte le discriminazioni.
Nel corso di questo anno sono usciti Dare la vita edito da Rizzoli e Ricordatemi come vi pare edito da Mondadori. Due testi postumi con i quali Murgia ha voluto spiegarci la sua visione dell’amore e raccontarci di sé. E di Michela Murgia parla anche il podcast Splende e splenderà di Carolina Capria e Silvia Grasso, che potete trovare su Storytel. Il podcast nasce proprio da una frase di Dare la vita, una frase che la rappresenta appieno, che incita al casino quando qualcosa non ci torna.
La pillola di oggi contiene quella frase e ve la riportiamo con la promessa che, ogni volta che ne avremo bisogno, ci nutriremo un po’ dell’anima di quella donna energica, profonda, arguta e indomita che era e sarà per sempre Michela Murgia.
«Nata sotto il segno dei Gemelli, figlia di almeno due madri io stessa, non ho dato alla luce mai nulla e nessuno che non fosse fratto. Se tra le due lingue che parlo meglio una è madre, non è quella in cui vi scrivo, e dunque vi chiedo di portare pazienza. Quando qualcosa non vi torna datemi torto, dibattetene, coltivate il dubbio per sognare orizzonti anche più ambiziosi di quelli che riesco a immaginare io. La mia anima non ha mai desiderato generare né gente né libri mansueti, compiacenti, accondiscendenti. Fate casino.»
Serena Pisaneschi
Foto in altro: elaborazione grafica di Erna Corsi
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