Pillole di femminile – Storie piccole che raccontano un mondo grande #103

anna uberti - pillole di femminile
«Ed è stato allora che ho colto nuovi rumori alzarsi dal basso: non saliva più il profumo del sottobosco a inebriare il mio essere.»

Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni.
Con grande piacere pubblichiamo “Ho guardato le gambe allungarsi” il racconto con il quale Anna Uberti
ha partecipato alla nostra seconda call del 2024.

HO GUARDATO LE GAMBE ALLUNGARSI di Anna Uberti.

Con sorriso gioioso ho rincorso la farfalla bianca che mi svolazzava attorno quando, piccola creatura, giocavo sul manto erboso.

Ho inseguito per gioco questa delicata compagna che mi lasciava respirare, se stanca mi fermavo per prendere fiato. E intanto crescevo.

Mi sono fatta prendere dall’ebrezza della corsa scivolando fiduciosa su dolci declivi. Avevo il sorriso sulla bocca e la luce illuminava i miei occhi, mentre la fidata compagna volava al mio fianco. E giù ruzzoloni e risa e pianti. E con l’inseparabile mia compagna, il bosco incantato e l’innocenza mi hanno condotto all’affaccio delle prime invitanti fronde.

E la farfalla bianca mi svolazzava attorno, ed io sorridevo felice, annusando la vita ricca dei tanti misteri.

E le fronde si sono fatte profumate e invitanti e le iridi hanno dilatato le pupille, e le orecchie si sono fatte lusingare da richiami di sirena.

Il risveglio dei sensi, sempre più solleticato, mi ha fatto guardare in alto e sognare, mentre camminavo per sentieri di fiaba e marzapane.

I profumi della selva mi hanno inebriata, attirandomi al centro di una realtà senza confini, ma d’un tratto… le fronde si sono ricongiunte ad arco, in un intreccio fitto e impenetrabile anche ai raggi del sole che ristorano e nutrono l’anima. E la confusione che seduce promettendo presto rive sicure è divenuta sgomento che ha assediato il mio profondo.

Troppo tardi… tutto d’un tratto ho realizzato la bruttura a cui può portare la solitudine.

Ho ruotato su me stessa alla ricerca della delicata presenza: la mia compagna non c’era. Forse era rimasta indietro, o era fuggita in tempo attraverso la selva fitta in alto, prima che si chiudesse, per non essere pure lei preda della malia che mi aveva ingannata.

Mi sono guardata attorno alla ricerca del sentiero, per tornare sui miei passi, ed è stato allora che ho colto nuovi rumori alzarsi dal basso: non saliva più il profumo del sottobosco a inebriare il mio essere, non udivo più il bisbiglio dei folletti del bosco, ma un vociare acuto di corde tese allo spasmo, che hanno spaventato l’anima mia.

Nel tempo ho guardato le gambe allungarsi e le punte dei piedi affondare negli aghi freschi, e a volte secchi di alberi perenni; ho cercato di non inciampare su radici, che come lacci rallentavano la ricerca del mio sé.

E nella corsa della vita le fronde non hanno mancato di sferzare il mio volto, il mio ventre, la mia anima.

Ho guardato le mie gambe allungarsi e correre per allontanarsi dalla disarmonia, dagli inganni di chi approfitta di un cuore buono e indifeso di fronte all’amore. Ho cercato sempre e solo il bene, ma ho scoperto che a volte è l’abito con il quale si maschera, tremendo, il nemico.

E nella corsa della vita le fronde non hanno mancato di sferzare il mio volto, il mio ventre, la mia anima.

Indulgenti, infine mi hanno dato tregua e accarezzandomi mi hanno sorriso ed è allora che lo sguardo di Lui mi ha soccorso. Serena, ora, stringo la Sua mano. Chi lui libera, libero sarà.

Anna Uberti

In alto: elaborazione grafica di Erna Corsi

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le emozioni forti, come marosi toccano l’animo di Anna Uberti che dà voce al suo sentire e scrive. Il verso libero caratterizza la sua poesia per la quale riceve premi e riconoscimenti. Pubblica due libri di narrativa e racconti brevi. È librettista di un’opera lirica moderna e contemporanea rappresentata con successo a marzo ‘24. Prossima l’uscita del libro di poesie CatenellaBertoni Editore.

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