Nel biopic Netflix, Jodie Foster e Annette Bening ci regalano una storia molto commovente di tenacia, fiducia e profonda amicizia.
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Il 3 novembre del 2023 è uscito sulla piattaforma Netflix Nyad, un film che racconta la storia di Diana Nyad, atleta che a sessant’anni ha deciso di compiere una traversata a nuoto lunga centosettantasette chilometri, da Cuba alla Florida.
A raccontarci quest’avventura ci sono due attrici del calibro di Annette Bening e Jodie Foster, entrambe nominate per gli oscar 2024.
Un giorno Diana comunica a Bonnie di voler compiere l’impresa che ha lasciato incompleta oltre trent’anni prima e vuole Bonnie come allenatrice; vincendo le proprie resistenze Bonnie accetta di aiutare l’amica.
Nelle due ore del biopic, spettatori e spettatrici assistono ammiratә alla determinazione di Diana, ma anche ai tormenti dell’amica allenatrice. Squali, cubomeduse, tempeste, fatica, salute, crolli mentali, crisi emotive mettono a dura prova la volontà di Bonnie, ma non quella di Diana. È commovente vedere l’ostinazione di una e il dolore dell’altra, che ogni volta teme per la salute dell’amica. E altrettanto commovente è vedere che, nonostante la paura, Bonnie rimane lì, appiglio di Diana, certezza fino in fondo.
Non conoscevo la storia di Diana Nyad né sapevo che qualcuno avesse mai portato a termine una sfida del genere. Lei è stata la prima persona a farlo e all’età di sessantaquattro anni. Confesso che mi sono commossa molto guardando questo film, sia per la grande storia di amicizia ma anche per l’esempio di tenacia. Perché Diana non è cocciuta o testarda, che sono aggettivi che sottolineano molto spesso un comportamento negativo, a volte sbagliato. No, Diana è tenace. Ha un obiettivo e lo vuole perseguire perché ha fiducia in se stessa e nel suo team. È proprio questo che dirà alla fine, con i piedi finalmente a terra dopo oltre cinquanta ore in mare aperto.
Ampliando lo sguardo al di là del nuoto, credo che si possa considerare Nyad come una parafrasi della vita. Diana alla fine dirà tre cose: «non bisogna arrendersi mai», «non si è mai troppo vecchi per inseguire i propri sogni» e «sembra solitario come sport, ma ci vuole un team.» Non è così anche lo stare al mondo? In fin dei conti anche in questo caso si può parlare di un viaggio solitario, ma il modo in cui si affronta e le persone che ci gravitano attorno fanno la differenza e ne racchiuderne tutto il valore.
Serena Pisaneschi
Foto in alto: Annette Bening in Nyad. Da netflix.com
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