In Come diventare Anna Karenina (senza finire sotto un treno) imparare a sentirsi un’eroina non significa farne la fine.
A tutti gli appassionati di lettura e scrittura l’ultimo romanzo di Eleonora Sottili, Come diventare Anna Karenina (senza finire sotto un treno), edito da Einaudi nel 2024, lascerà una sensazione di grande entusiasmo.
Non che nella vicenda manchino drammi, altrimenti l’eroina – Eleonora, trentenne impiegata di concetto – non risponderebbe a questa definizione. C’è anche un passato dorato che non tornerà, quello dell’infanzia in cui la protagonista ha scritto un romanzo di successo, almeno agli occhi di sua madre, incentrato sulle vicende di un gregge di pecore.
C’è stato anche un padre, un’ amatissima figura paterna, molto diversa da quella della mamma desiderosa che Eleonora torni ai fasti letterari del passato. E poi un rapporto di coppia troppo tranquillo per essere autentico.
Con il risultato che la giovane donna ristagna in una quieta inattività, senza riuscire a «scavalcare la corda rossa». Come direbbe Enrico, il suo insegnante di scrittura. L’attore dalle frequentazioni importanti, ritrovatosi a insegnare in provincia, che mostra agli allievi come, per scrivere, bisogna vivere le situazioni. O almeno immedesimarsi fino al collo.
Il libro di Eleonora Sottili, insegnante alla Scuola Holden e autrice di cui avevo già apprezzato Senti che vento (Einaudi, 2020), funziona come un romanzo, ma è anche un manuale di scrittura e di vita.
Come ogni scuola insegna a leggere e rileggere i grandi classici, quelli che Enrico definisce «imprescindibili». A guardarli con occhi nuovi e vestire i panni dei personaggi ogni volta che affrontano una sfida. Ma insegna anche che il talento è soprattutto fatica e pratica continua, a volte controvoglia. Non a caso l’autrice aggiunge degli esercizi con cui, a storia conclusa, invita chi legge a mettersi in gioco.
Il romanzo dimostra che uno scrittore deve saper indagare la realtà, guardarsi attorno per cogliere gli elementi che risaltano e che gli permettono di creare personaggi credibili. I compagni di avventura di Eleonora, ad esempio, lo sono, ognuno con le proprie peculiarità, passioni, difetti.
La scuola di vita è però quella più importante. Fa capire che cadere è la norma, fallire pure. Che una porta sbarrata può diventare un portone aperto o rimanere, semplicemente, sbarrata. E che, schiuderla, non è necessariamente quello di cui la protagonista ha bisogno.
Quello di Sottili è un libro allegro, con tratti di malinconia – la malinconia per le persone e le cose che non ci sono più e che ci hanno reso quelli che siamo. Dove Sottili torna a essere stupefacente nel raccontare la natura, come una William Turner della scrittura o una Joseph Conrad al femminile.
Con questo libro pieno di allegria, nostalgia e speranza si conclude il capitolo Donnaridens. La rubrica raggiunge i due anni di vita e si chiude come il portone di una grande casa che ognuno potrà aprire quando vorrà accedere alle stanze che hanno accolto tante autrici. Chimamanda Adichie, Jane Austen, Stefania Bertola, Angela Carter, Marchesa Colombi, Caitlin Doughty, Cristina Frascà, Chiara Galeazzi, Bonnie Garmus, Lorenza Ghinelli, Desy Icardi, Fran Lebowitz, Bella Mackei, Amèlie Nothomb, Dorothy Parker, Giulia Pretta, Louise Rafkin, Veronica Raimo, Emma Saponaro, Giulia Serughetti, Miriam Toews, Maude Ventura, Elisa Victoria, Hilma Wolitzer. Una casa accanto alla quale, forse, sarà presto in costruzione una nuova.
Silvia Roncucci
Foto in alto: Eleonora Sottili
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