La leggenda di Anita di Erico Brizzi punta finalmente i riflettori sulla vicenda della coraggiosa Ana Maria Ribeiro.
La leggenda di Anita (Ponte alle Grazie, 2024) è il romanzo in cui Enrico Brizzi mette in luce la storia di Ana Maria Ribeiro, offuscata per secoli dalla fama del celebre marito, Giuseppe Garibaldi.
La vicenda prende avvio nel Brasile di inizio ‘800, dove la società fortemente gerarchica vede a capo imperatore e clero. Sotto si trovano i ricchi fazendeiros, proprietari terrieri che ricoprono le cariche più importanti e che non esitano a ricorrere a soprusi di ogni sorta per farsi rispettare. Gli ultimi gradini della scala sociale degli uomini liberi sono occupati dai tropeiros, mandriani che trascorrono mesi sulle alture, spesso sognando una società più equa. Come quella che si sta venendo a creare nel vicino Uruguay, appena uscito vittorioso dalla lotta per l’indipendenza.
Bento è uno di loro e, quando non pascola le bestie con il fratello Antonio, vive in un sobborgo di Laguna con la moglie e i figli. La terzogenita, Ana Maria, dal padre ha ereditato il carattere fiero e coraggioso che fatica ad accettare le disuguaglianze. Incluse quelle di genere. Ma la società in cui vive vorrebbe ogni donna madre e sposa e non permette alle ragazze di accedere agli studi. Né tantomeno di dedicarsi a professioni tradizionalmente svolte dagli uomini.
Comincia così la vicenda di Ana Maria Ribeiro, conosciuta come Anita, protagonista della storia del Brasile. Che forse non avrebbe immaginato di esserlo anche per un altro Paese tanto lontano dal suo: l’Italia.
Ne La leggenda di Anita Brizzi fa rivivere, con una prosa incalzante e dialoghi vividi, situazioni e atmosfere di un passato rivoluzionario. Tra il romanzo storico e quello di avventura, l’opera di Brizzi è ricca di scene che non sfigurerebbero sul grande schermo: battaglie, risse, moti di passione. Momenti di ruvida poesia.
Prosa e linguaggio ben si adattano al tema: il fuoco della rivoluzione che è sempre pronto a contagiare i cuori più impavidi, incluso quello di una donna. Che ha ben compreso come «ognuno di noi ha a disposizione una vita sola, e non vale la pena di sprecarla nel rimpianto». E che sarebbe stata un’eroina anche se non avesse incontrato Garibaldi.
Segno che la storia con la esse maiuscola non la fanno solo gli uomini, ma tutte e tutti coloro che dalla natura hanno ricevuto in dono un carattere indomito. Come Anita, che mancherà a chi legge subito dopo aver chiuso l’ultima pagina del romanzo.
Foto in alto: particolare copertina de La leggenda di Anita di Enrico Brizzi
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