La poesia nel dì di domenica: “La mia anima” di Clarice Lispector

Figura emblematica nella storia della letteratura, Lispector rappresenta un faro che guida  attraverso i labirinti dell’anima.

Nell’aprile di quest’anno la casa editrice Adelphi ha pubblicato La città assediata, libro scritto da Clarice Lispector nel 1949. Tommaso Pincio, presentando l’autrice, scrive su Alias, l’inserto culturale de Il manifesto: «Sapeva essere loquace quanto elusiva, unire al desiderio di difendere la sua vita privata quello non meno intenso di “confessarsi in pubblico e non a un prete”. Questa sua natura solo in apparenza contraddittoria, che fa di lei un modello esemplare di come pensarsi scrittori nel secolo scorso e in fondo anche in questo, ha alimentato la costruzione di un personaggio sul quale – come avveniva in Argentina con Borges – ognuno aveva qualcosa da dire o un aneddoto raccontare. Da qui il proliferare di ritratti che la dipingono come una sfinge, un lupo dagli zigomi alti e gli occhi a mandorla, un’aliena scesa sulla terra con sembianze simili a quelle di Marlene Dietrich per scrivere come Virgina Woolf.»

Francesca Cricelli, poeta e traduttrice, sulla rivista ClanDestino scrive: «Molti si lamentano di non capire Clarice, non capire la sua prosa contorta, le sue strade non facili da percorrere. Altrettanti se ne innamorano e sentono che solo lei è riuscita a dar loro uno spazio fittizio per esistere. Non vi è un consenso. È uscito l’anno scorso il volume completo dei suoi racconti edito da Feltrinelli (Tutti i racconti, Feltrinelli, 2019, n.d.r.) con una meravigliosa traduzione di Roberto Francavilla, se non è ancora tra le tue mani, caro lettore, ti consiglio di scendere subito dal tuo libraio di fiducia e ordinarne una copia. La mia edizione la mantengo sul tavolino vicino al mio letto, ma la porto anche in giro per la casa, in cucina, in sala: deve abitare tutti gli spazi. Ogni tanto apro l’indice e lo scorro, scelgo bene cosa vorrei rileggere, a volte lo apro a caso — come un oracolo. A volte ho paura di rileggere certi racconti, a volte ne ho bisogno.»

Questa domenica nella nostra rubrica presentiamo La mia anima ha il peso della luce. L’ascolto della poesia è accompagnato dall’elaborazione video di Debora Menichetti.

Serena Betti

Foto in alto: Clarice Lispector

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La mia anima ha il peso della luce.

La mia anima ha il peso della luce.
Ha il peso della musica.
Ha il peso della parola mai pronunciata.
Pronta chissà ad esser proferita.
Ha il peso di un ricordo.
Ha il peso di una nostalgia.
Ha il peso di uno sguardo.
Pesa come pesa un’assenza.
E la lacrima che non fu pianta.
Ha il peso immateriale della solitudine
in mezzo agli altri.

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