Mary J Blige, la stella dell’R&B, tra autostima e libertà

Mary J Blige
Settantacinque milioni di dischi venduti, un impero R&B e un cuore che batte per le donne: la più importante artista black degli ultimi decenni.

Settantacinque milioni di dischi venduti in tutto il mondo, è la più importante artista black degli ultimi decenni. Quattordici album al suo attivo, l’ultimo di questi, Good Morning Gorgeous, è stato pubblicato nel febbraio 2022. Mary J Blige, lungi dall’essere una semplice cantante, è un punto di riferimento per la comunità afroamericana femminile, che lei sprona all’empowerment, ad aumentare la consapevolezza di sé.

Gli esordi

Mary Jane vive un’infanzia dolorosa in Georgia; il padre alcolizzato ha abbandonato la famiglia e la madre è costretta a ritmi di lavoro pesantissimi per mantenere i figli. La musica le interessa molto più della scuola, che lascia per seguire la madre e la sorella, che si trasferiscono a nord di New York. Frequenta una chiesa pentecostale ed è la star del coro domenicale. Nel 1988, diciassettenne, diventa corista per l’etichetta Uptown Records e nel 1992 si impone sulla scena con il primo album What’s the 411?, prodotto dal famoso rapper Puff Daddy, che ha immediatamente uno straordinario successo.

La carriera

Il disco è in vetta alla top ten della Billboard 200 e supera i tre milioni di copie vendute negli Stati Uniti. Ancora oggi la critica lo considera uno dei più importanti album R&B degli anni ‘90. Il secondo album, My Life, conferma il grande talento di Mary J e la consacra regina dell’ R&B. Ha una notevole padronanza del palco, può rappare, fare soul, giocare con la voce mantenendo una credibilità che non ha eguali nel panorama femminile.

Le collaborazioni

I migliori produttori fanno a gara per lavorare con lei, da R. Kelly (con cui duetta in It’s On) a Babyface. Il più grande successo commerciale arriva nel 2001 con No More Drama, che raggiunge il primo posto nelle classifiche di U.S.A., Canada, Regno Unito e vede la partecipazione di Pharrell Williams, di Eve e di Sting. Indimenticabili i suoi duetti con George Micheal (As nel 1998) e con Bono (One nel 2006), versioni che ascoltiamo quotidianamente in radio, diventate dei classici.

La maturità

Il tour del 2008 di Mary J con Jay-Z è uno dei più redditizi del panorama hip-hop e l’anno successivo vince il suo nono Grammy per miglior album R&B contemporaneo. Una decina d’anni dopo è ancora in cima a tutte le classifiche con un album bellissimo e doloroso, Strenght of a Woman, nato dalla dolorosa rottura con il marito manager Kendu Isaacs. Parallelamente alla musica inizia, nel 2013, anche una carriera cinematografica: partecipa a Black Nativity con Angela Basset ed interpreta Dinah Washington in Respect, film sulla vita di Aretha Franklin.

La fan base

Mary J ha superato momenti difficili: il trauma di un abuso sessuale da bambina, la dipendenza da alcool e droghe degli anni ‘90. Nel documentario Mary J. Blige’s My Life, racconta della depressione che l’aveva colpita dopo il suo secondo album. Non si sentiva a suo agio nella veste di star e per vincere l’imbarazzo beveva, aveva instaurato anche una relazione tossica con il rapper K-ci. È uscita da questo vicolo cieco ed è diventata punto di riferimento intragenerazionale solo grazie ai fans. «Con il pubblico è uno scambio di energie continuo, sono loro che mi hanno dato la forza di arrivare fin qui. È come se mi dicessero continuamente “È successo anche a me, Mary. Non sei sola”. E il bello della tristezza è che, quando l’hai finalmente superata, ti rende felice di avercela fatta.»

La sua fragilità è diventata la sua forza e oggi è una paladina dell’empowerment femminile, supporta le donne in progetti alla scoperta delle proprie potenzialità, all’acquisizione di consapevolezza del proprio valore.

Music

Family Affair

As (con George Micheal)

Mr. Wrong (con Drake)

Elena Castagnoli

Foto in alto: Mary J Blige

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