La poesia nel dì di domenica: “Ciao, Dio” di Beatrice Zerbini

Beatrice Zerbini
Ispirandoci al rito dell’attesa legato al mese di dicembre, proponiamo cinque poesie che ci accompagneranno alla fine dell’anno.

L’Avvento è un periodo di preparazione spirituale che viene celebrato in molte parti del mondo seguendo le diverse religioni e le culture proprie di ogni Paese. Nel contesto del cristianesimo l’Avvento rappresenta un periodo di grande significato perché sottolinea la preparazione spirituale in attesa della nascita di Cristo.

Un elemento che accomuna le celebrazioni è l’uso di candele che, simbolicamente, rappresentano il fuoco e la luce che illuminano il mese più buio dell’anno. Nelle case del nord Europa, per vivere l’attesa del Natale e scandirne il tempo, si prepara una corona con rami di piante sempreverdi al cui interno vengono inserite quattro candele da accendere, una alla volta.

Prendendo spunto da questa tradizione, a partire da oggi, e per tutto il mese di dicembre, proporremo l’ascolto di cinque poesie a carattere religioso che accompagneranno l’attesa del nuovo anno.

Questa domenica ritroviamo Beatrice Zerbini con Ciao, Dio, una poesia tratta da In comode rate. Poesie d’amore, pubblicato nel 2019 da Interno Poesia Editore. La raccolta contiene anche una rivisitazione del Padre nostro il cui testo accompagna le illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini in un albo edito da Carthusia.

L’elaborazione video è curata da Debora Menichetti.

Serena Betti

Foto in alto: Beatrice Zerbini

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ciao, Dio

Ciao, Dio.  È da un po’
che non mi faccio sentire:
non è per bestemmiare,
non è per nominarti invano,
non è per criticare,
recriminare,
colpevolizzare,
né per dubitare
di Te.

Questa volta,
non è per chiederTi un favore.

Va bene chi mi ama,
scegli Tu,
chi c’è
c’è.

Va bene la distanza
dalla mano
a ciò che serve.
Davvero.

Non sono in ritardo per un treno;
non ho paura degli esami
del sangue
degli altri.

…Un tumoraccio,
uno sfratto,
la miseria,
il Natale da soli,
non ho paura,
di notte,
se sto sveglia,

e non fumo più.

Non Ti nomino
per dirTi
vieni
o vattene
o ricordaTi di me. 

Ma siccome
smette di piovere
e respiro
e la schiena
fa meno male
e mi scappa da ridere anche senza

venti

milligrammi

di Cipralex,

Volevo dirTi grazie –
Tu sai perché –
o almeno spero,

perché io per cosa

di preciso

non lo so.

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