La serie tv “Una mamma per amica” un messaggio invecchiato male?

Le Gilmore Girls sono un esempio di come nel tempo possa cambiare la percezione di quello che consideriamo un messaggio positivo.

Nel 2000 andava in onda la prima puntata di Gilmore Girls, una serie televisiva scritta da Amy Sherman Palladino. Uscita in Italia con il titolo Una mamma per amica, la serie viene catalogata nel genere commedia. È incentrata sulla relazione tra una madre single di trent’anni e la figlia adolescente che vivono in una cittadina chiamata Stars Hollow, nel Connecticut. La madre, Lorelai Gilmore è interpretata da Lauren Graham e la figlia Rory Gilmore dalla giovane Alexis Bledel.

Se esiste ancora qualcuno che non ha mai visto la serie tv Una mamma per amica, sappia che in questo articolo sono contenuti alcuni spoiler.

La storia di Lorelai è quella di troppe ragazze che si ritirano in una situazione difficile ma qui viene presentata come se fosse tutto un Luna Park. 

Loreali rimane incinta ben prima dei vent’anni, quando ancora non ha finito la scuola. Il suo ragazzo decide che per lui è un impegno troppo grande e se la svigna all’istante. I genitori di Lorelai, benestanti e benpensanti, non possono accettare lo scandalo. La decisione di portare avanti la gravidanza corrisponde al repentino troncamento di ogni rapporto.

Nei primi episodi lo spettatore conosce una Lorelai già adulta, madre responsabile di una figlia diligente che frequenta le scuole superiori. Gli anni successivi vedranno susseguirsi alcune relazioni amorose della madre e le crisi adolescenziali della figlia, e fin qui niente di nuovo sotto il cielo.

Una mamma per amica presenta numerose situazioni problematiche che promuovono messaggi nocivi. La narrazione è incentrata sulla maternità solitaria di Lorelai. Esclude il padre da ogni responsabilità. Infine sembra che la sua famiglia d’origine avesse tutto il diritto di abbandonarla a sua volta perché indegna. Il messaggio che un figlio è un affare solo della madre è forse uno dei più pericolosi ed è fra quelli che si stanno cercando di scardinare negli ultimi anni.

Oltre a questo elefante nella stanza che non ci abbandona mai per tutti i sette anni della messa in onda, si genera una serie di situazioni collaterali che non fa che aggiungere benzina sul fuoco.

Quando i genitori di Lorelai tornano nella sua vita, con la scusa di voler finalmente aiutare la nipote, lo fanno per pagarle un college di alto livello – in realtà un college che non li metta a disagio in società. L’astio della figlia abbandonata nel momento del bisogno si sfoga solo con l’ironia, per non disturbare troppo, come fanno le brave ragazze. Ma soprattutto il suo rancore è rivolto sostanzialmente verso la madre che risulta più colpevole in quanto donna.

Il padre di Rory a un certo punto riappare nella vita di Lorelai. La donna non solo lo accoglie a braccia aperte – in fondo, poverino, ha fatto solo quello che si sentiva – ma se lo sposa pure, accorgendosi subito dopo di aver fatto un errore. Rimangono amici, come se questo fosse possibile con trascorsi del genere, e lei continua ad accorrere in suo aiuto ogni volta che lui si trova in difficoltà. 

Immagino che nell’idea originale tutto questo dovesse rappresentare la forza di una donna che non si arrende. Con la consapevolezza maturata negli ultimi vent’anni di lotte per la parità di genere possiamo invece affermare che prendersi tutto il carico rientra esattamente nelle aspettative della mentalità del patriarcato ed è il primo fardello che dobbiamo imparare a scrollarci di dosso.

Detto questo credo sia un bene che questa serie tv vada ancora in onda. Le vecchie produzioni televisive o cinematografiche, esattamente come i vecchi libri, vanno preservate così come sono perché hanno il compito di mostrarci come eravamo per poterci spingere avanti, correggendo i nostri errori e migliorando sempre.

Erna Corsi

Foto in alto: Lauren Graham e Alexis Bledel nei panni delle Gilmore girls. Foto da wired.it

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3 commenti su “La serie tv “Una mamma per amica” un messaggio invecchiato male?”

  1. Non sono d’accordo con quanto scrive la nostra Erna Corsi. A dire la verità leggendo l’articolo ho avuto l’impressione che Corsi non abbia nemmeno visto la serie tv, o se lo ha fatto, la sua sia stata una visione non proprio attenta. Controbatto solo alcuni dei punti salienti dell’articolo.

    Christopher, primo amore di Lorelai e padre di Rory, non si sottrae alle sue responsabilità: vorrebbe sposare Lorelai. È lei che non ci sta, sa che non sarebbe la soluzione giusta. Non è quello che vuole. Quindi lui sparisce e per un certo periodo abdica dal suo ruolo di padre. Lo vedremo comunque crescere e lo troveremo nella stessa situazione ribaltata. Sarà infatti ragazzo padre di Gigì, la bimba avuta da un’altra donna che li abbandonerà per seguire le sue ambizioni lavorative.
    Anche quanto asserito sui genitori di Lorelai è inesatto. Vero, sono bigotti e non comprendono questa figlia strana che rivendica autonomia. Ma nel corso della narrazione scopriamo che avevano offerto alla figlia il loro sostegno, a modo loro, come sapevano e potevano fare. Quello che emerge nei loro rapporti è il classico conflitto generazionale tra genitorə e figlə. Matureranno anche loro e il rapporto si ricucirà.
    Tutti i personaggi di The Gilmor Girls sono personaggi complessi, ricchi di sfaccettature e magistralmente costruiti. Potremmo parlarne per ore. Amy Sherman-Palladino è una maestra in questo.
    Se Corsi vorrà ci confronteremo anche sugli altri punti. Sicuramente non parlerei di patriarcato, piuttosto di matriarcato per questo show. E se proprio devo dire la mia sui limiti di Una mamma per amica, che rimane una delle mie serie cult, è che per quanto Loreali voglia incarnare (?) il mito americano del farsi da solə ci viene sempre sbattuto in faccia che non sarebbe arrivata al “successo” se non avesse avuto condizioni inziali privilegiate. Insomma alla fine tutto rientra un po’ nel ciclo anche i ricchi piangono…
    #laltrofemminile #donneoltreilconsueto #GilmorGirls #unamammaperamica #ernacorsi #patriarcato #matriarcato #laforzadelledonne

  2. Gloria Frezza

    In quanto “cultrice” della serie sin dal suo esordio, conoscendo la storia a menadito, anch’io come Cinzia Inguanta mi trovo in completo disaccordo con la lettura del messaggio intravisto da Erba Corsi. Effettivamente le imprecisioni sullo svolgimento della storia danno l’impressione che, chi scrive, non l’abbia proprio vista (o abbia visto altro).
    Personalmente vedo tanti messaggi inella vita dei protagonisti ma non certamente di patriarcato (espressione che peraltro detesto al pari di resilienza), piuttosto di riscatto, di crescita, di capacità.
    Quello che invece non condivido con Cinzia è il fatto che Lorelai abbia avuto successo in quanto socialmente privilegiata per nascita: credo abbia avuto successo per le sue capacità, il suo coraggio, caparbietà e per il duro lavoro.

  3. Sono felice che l’articolo di Erna Corsi, in modo particolare sui nostri social, abbia generato un dibattito così vivace. La sua analisi di “Una mamma per amica” ci ha offerto un’interessante prospettiva e ci ha invitati a riflettere su temi importanti come la rappresentazione delle donne nei media e le dinamiche familiari. Voglio sottolineare che apprezziamo molto il contributo di Corsi alla nostra rivista e la sua capacità di stimolare il pensiero critico. Ritengo (riteniamo) che sia fondamentale creare uno spazio dove diverse opinioni possano coesistere e confrontarsi in modo costruttivo.
    L’affermazione iniziale del mio commento era chiaramente ironica e non intendeva mettere in discussione la sua competenza e la sua passione per l’argomento. Mi scuso se l’ho messa in imbarazzo e se alcune mie frasi l’hanno fatto sentire attaccata. Non era assolutamente mia intenzione. Come lei sa, e lo rendo pubblico, apprezzo molto il suo contributo alla rivista e considero i suoi articoli sempre stimolanti e ben documentati.
    Spero di aver chiarito la situazione e la nostra posizione, come media continueremo a impegnarci per promuovere un dibattito aperto e rispettoso.

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