Liberati dalla paura del giudizio e dai sensi di colpa. Scopri come affermare i tuoi bisogni e mettere un freno agli altri.
Non riesci a dire di “no” e accetti un ulteriore compito anche se sei già sommersa dal lavoro?
Esci con gli amici o ti unisci ai tuoi colleghi per un drink dopo il lavoro, anche se sei stanca morta o hai bisogno di prendere del tempo per te stessa?
Ti sembra spesso di dare più di quanto ricevi?
Con il tuo compagno non esprimi mai il tuo disaccordo?
Sei sempre a disposizione a discapito di te stessa e dei tuoi impegni?
Se ti riconosci in alcune di queste situazioni, immagino tu abbia sperimentato frustrazione, stanchezza, risentimento o rabbia nascosta, diretta agli altri oltre che a te stessa. Ti possono chiedere anche un polmone, ma tu hai sempre lo stesso problema: non riesci a dire di “no”.
Sindrome del San Bernardo, della Crocerossina, del Salvatore… le sfumature sono tante, ma in comune hanno sempre quell’elemento: la quasi totale impossibilità nel riuscire a dire di “no”.
Se però fare da “zerbino” non è il tuo valore più alto e il tuo obiettivo di vita, continua a leggere!
Perché non riesci a dire di no?
Molte ricerche dimostrano che è più semplice rispondere con un sì di fronte a una richiesta, perché dire di no può creare disagio emotivo.
Da dove nasce questo disagio emotivo?
La paura di dire di no richiama a qualcosa di spiacevole, emozioni negative, come: vergogna, senso di colpa, ma soprattutto la paura di essere giudicati, la paura di essere rifiutati, paura dell’impopolarità.
Quali sono le conseguenze di non saper dire di no?
Quando non mettiamo limiti, in qualche modo non ci rispettiamo. È come se fossimo invisibili a noi stesse e tutti gli altri avessero il diritto di decidere per noi. Quando questo succede, la nostra autostima diminuisce e spesso lascia spazio a profondi sentimenti di solitudine interiore e fallimento, che ci rende profondamente tristi.
No è una parola olofrastica di senso compiuto che dovremmo imparare a dire più spesso e con più facilità, soprattutto se si è donne. Una delle difficoltà che incontro nel mio studio è quella di donne che evitano di dire di “no” all’interno di una relazione, perché temono che l’altra persona possa allontanarsi o reagire negativamente, portando a un allontanamento affettivo o relazionale. Una delle prime domande che rivolgo loro è: «Ti senti amata per quello che sei o per ciò che fai?»
Se non sappiamo stare bene da soli gli altri saranno un bisogno e non un piacere, se gli altri sono un bisogno e non un piacere scatta la dipendenza affettiva, con tutti i guai che ne derivano. «In un amore malato si perde la ragione e si è soprattutto quello che non si è: il bisogno dell’altro» F. Caramagna. La tragedia di queste persone è che spesso sono più sole di tutte le altre, perché esistono per quello che fanno, non per quello che sono.
Solo quando Cenerentola disse di “no” accaddero fatti meravigliosi: la zucca mutò in carrozza, i topolini diventarono splendidi destrieri, gli stracci sporchi di cenere e consumati da un estenuante sacrificio si trasformarono in un abito magnifico e, per finire, le scarpette di cristallo! Poi, l’essenziale comparsa del Principe Azzurro che salvò Cenerentola dalla malvagità di matrigna e sorellastre prendendola con sé e portandola nel suo bel castello!
Un percorso psicologico, in questi casi, può aiutarti a rompere questa rigida modalità comunicativa, ad imparare ad affermare i tuoi bisogni… fino a quando riuscirai a dire a te stessa: «gli altri mi accettano per quello che sono, anche quando metto al primo posto i miei bisogni», perché come dice Victor Hugo: «La suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è o, meglio, essere amati a dispetto di quello che si è.»
Bibliografia: Nardone G. L’arte di mentire a se stessi e agli altri Ponte alle Grazie (2014, Milano); Nardone G.Solcare il mare all’insaputa del cielo Ponte alle Grazie (2008, Milano)
Sabrina Germi
www.psicologa-sabrinagermi.it
Foto in alto: Dire di no
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