Pillole di femminile – Storie piccole che raccontano un mondo grande #120

La pillola di oggi è il microracconto Ha ragione lui di Elena Marrassini. Perché il venticinque novembre non è solo il venticinque novembre.

Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni. Vi ricordiamo che avete tempo fino al 21 dicembre per partecipare alla nostra call “Racconti di futuri imperfetti”.

Forse è vero, Cristina è ridicola con indosso quel cappello rosso, ha ragione lui. Ma tanto lui non c’è, è al lavoro fino a sera e lei non può passare da casa a cambiarsi dopo il suo, di lavoro: c’è la riunione a scuola, nel pomeriggio, dove ci saranno gli altri genitori e i prof, tutti quanti con qualcosa di rosso addosso, per il venticinque novembre, e non le va di essere l’unica senza. E poi sente che un po’ l’aiuta: l’aiuta in quella sua ennesima convalescenza. Già, è di nuovo convalescente Cristina, un’altra volta.

È di nuovo convalescente, come dopo ogni commento pacato e atroce di Giulio, suo marito. Come dopo ogni sua scenata a voce alta, come dopo ogni sua chiusura accigliata che dura più di due settimane. La sconquassa, le provoca lividi, anche se lui non ha mai alzato un dito su di lei, ci mancherebbe. Glieli provoca dentro i lividi, le consuma il fisico e la testa, Giulio. E con quel cappello rosso in testa lei sembra più giovane, meno consumata, anzi, quasi sbarazzina.

Negli ultimi anni lei ha sviluppato quella malattia, quella isteria, che la colpisce a intervalli regolari. Sembra matta Cristina, inutile negarlo, e forse lo è davvero, ha ragione lui. Ormai la dinamica è sempre la stessa: lei arriva alle urla, ai tremori, alla gola secca e la bava alla bocca dopo il periodo di deglutizione forzata. Ingoia, ingoia saliva e fiele e pezzi del suo fegato avvelenato da quel vino che si concede ma solo dalle cinque del pomeriggio in poi, tutti i giorni; e lo fa per settimane, a volte mesi. Poi si ammala di isteria, come la chiama lui. Ha le ricadute, come le dice lui con sguardo grave.

Urla fino a sovrastarlo e muove le braccia e sputa saliva. Lui sta zitto e aspetta che smetta. E tutto finisce, fino alla volta successiva. E lei si sente malata, sfinita, svuotata, e anche il vino non serve più a nulla e si disintossica, almeno da quello. E fa bene, dal momento che è convalescente, ancora una volta.

L’ultima volta lo è stata due mesi fa: torpore, sonno profondo la notte (non lo sente nemmeno russare durante le sue convalescenze, dorme come una bambina), accettazione, pace e ottundimento durante il giorno. Alla fine quelli delle convalescenze sono i periodi in cui lei e Giulio vanno più d’accordo. Lui la tratta da malata, da convalescente, quindi la tratta bene, con molta cura e attenzione. Smette di borbottare, giudicare, alzare la voce se una cosa non è fatta come l’avrebbe fatta lui. Vedere il mostro che lei può essere lo spaventa, ha paura che la possano ricoverare in psichiatria, ha paura di perderla, come farebbe lui senza Cristina, no, nemmeno a pensarci, lui ha bisogno di lei, anche se non è proprio come lui la vorrebbe. Diventa più attento e la maneggia con più gentilezza, anche se, per carità, non ha mai alzato un dito su di lei, sia mai.

Ha alzato solo la voce, tante volte.

Ha alzato il sopracciglio e ha scosso la testa, tante volte, come a dire non-ci-siamo-non-hai-capito-nulla-nemmeno-questa-volta.

Lei, per suo conto, durante la convalescenza è più brava, più attenta, più concentrata, e quindi tutto migliora tra loro. Tipo stamani, per esempio: è stata brava perché ha preso i sacchetti per la raccolta dell’organico, ché erano finiti, ed è stata brava perché si è ricordata della raccolta carta e ha portato giù in strada il bidone giallo, di corsa, in pigiama e vestaglia alle cinque e cinquanta del mattino appena prima che passassero a ritirarla, ché la sera prima se ne era dimenticata e se quando si sveglia lui se ne accorge son polemiche velenose di prima mattina. È stata brava perché ha caricato la lavapiatti da sola, e stavolta ci è entrato quasi tutto, è bastato lavare a mano la teiera e lo scolapasta. Okay, d’accordo, lì deve ancora migliorare, c’è poco da fare: ha ragione Giulio, lei non è brava come lui a organizzare gli oggetti nella lavastoviglie.

Elena Marrassini

Foto in alto: elaborazione grafica di Erna Corsi

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