Le serie tv hanno impreziosito i pomeriggi e le sere di moltissime persone. Polizieschi, eroine e sentimenti, ce n’è per tutti i gusti!
Io sono nata nel 1979 e, nonostante fossi piccola, ricordo con piacere alcune serie tv o “telefilm”, come si chiamavano allora, che guardavamo in famiglia. Voi ve li ricordate?
La famiglia Bredford. Otto figli tra i sette e ventuno anni e un padre (poi vedovo) a mantenerli tuttə, io mi sono sempre chiesta come facesse. In ogni episodio questa grande famiglia affrontava i drammi legati alle diverse personalità dei ragazzi e delle ragazze Bredford, raccontandoci situazioni di vita comprensibili a chi seguiva la serie. Sicuramente il pubblico aveva uno/una o più Bredford preferiti in cui magari si identificava.
Charlie’s Angels. Alzi la mano chi non ha mai visto almeno un episodio di questa serie (non penso se ne siano sollevate molte). Kelly, Sabrina e Jill (poi Kris, sua sorella), tre donne abili, forti e coraggiose agli ordini del misterioso Charlie e coccolate dal servizievole Bosley. Credo che in molte ragazze abbiano sognato di vivere un’avventura alla Charlie’s Angels (e molti ragazzi hanno sognato gli angeli e basta).
Vita da strega. Tuttə quantə, almeno una volta nella vita, abbiamo provato a muovere il naso come faceva Samantha e provato a fare una magia. È inutile che neghiate, lo state facendo anche ora. Era divertente vedere come riuscisse a rimediare ai guai che capitavano a lei e a suo marito senza mai farsi scoprire dai vicini curiosi o dai capi di Darrin. Piccolo aneddoto personale: mia sorella gemella e io dobbiamo i nostri nomi a questo telefilm. I miei fratelli erano fan e scelsero il nome di mia sorella, Samanta appunto (l’h l’addetto in Comune se l’è scordata) e io, inattesa gemella, ho avuto la fortuna di prendermi uno dei nomi suggeriti dalle infermiere del reparto (non essendo stata preventivata). Siccome Serena, nella serie, è cugina di Samantha, mi fu aggiudicato.
L’Incredibile Hulk. Occhi verdi spalancati, camicie ridotte a brandelli, musica triste e malinconica, sono solo tre caratteristiche che tuttə ricordiamo di questa serie tv. Un’esposizione maldestra ai raggi Gamma ha ridotto David Banner a una vita da esule sempre in fuga dal curioso giornalista che lo perseguita. Poiché allora non esisteva la computer grafica, c’era un muscoloso Lou Ferrigno a interpretare Hulk, ovvero la parte più rabbiosa di Banner.
Happy days. Tuttə insieme: «Sunday monday happy days…» Penso che questa sigla, adeguatamente storpiata, sia stata cantata da chiunque. Nel telefilm seguiamo le avventure di Richie Cunningham, della sua famiglia e dei suoi amici. Ma soprattutto seguiamo lui, Arthur Fonzarelli, ovvero Fonzie, l’uomo dall’unico e sempiterno outfit e dal tocco magico, con i jukebox e le donne. Pollice su con un bel «eeehyyyy» per questo classico che non stanca mai.
La casa nella prateria. Una delle serie tv più longeve e più tristi che siano mai state create. Di recente la passavano su Paramount verso l’ora di pranzo, sono rare le puntate in cui ho finito il pasto senza piangere. I personaggi fissi sono cresciuti (e invecchiati) con la serie, questo secondo me è un punto molto forte. E le storie, seppure ambientate in Minnesota nella seconda metà dell’800, affrontano temi sempre attuali.
Mork e Mindy. Nata come spin-off de Happy days, la serie racconta la storia di Mork, un alieno che approda sulla Terra, e Mindy, che lo aiuterà a comprendere il comportamento umano. È stato il primo ruolo che ha reso celebre il grande e compianto Robin Williams. Un saluto nano-nano ovunque lui sia.
Colombo. È una di quelle serie che passano da quarant’anni in tv e non annoia mai. Geniale la narrazione degli episodi, che fa vedere subito chi e come commette il delitto e poi Colombo indaga in quel modo un po’ svagato, distratto e assolutamente brillante. Divertenti gli sketch con il suo cane “Cane” e con la macchina vecchia e scalcinata che lui considera ancora come appena uscita dal concessionario. In una sola puntata non indossa il suo iconico impermeabile e modestamente l’ho vista.
Kojak. Mi ricordo che lo guardava sempre mio padre. Un poliziotto tutto d’un pezzo, con il cappello di feltro, quel fare un po’ cinico e il lecca-lecca in bocca. Se dovessi immaginare di scrivere un poliziesco anni settanta mi verrebbe subito in mente l’atmosfera di questa serie tv, compreso il doppiatore che dà la voce italiana al tenente.
Starsky e Hutch. Il tema delle investigazioni è sempre stato molto caro agli sceneggiatori americani e questa serie tv non si tira indietro. Ma stavolta è una coppia di colleghi a investigare: il fascinoso Hutchinson e il portatore sano di maglioni Starsky. Seppure molto diversi, sono legati da una profonda amicizia. Dieci punti a chi si ricorda la mitica macchia che li portava a spasso.
Se vi è venuta un po’ di nostalgia, cercate sui canali tv o sulle piattaforme, qualcosa da riguardare la troverete i sicuro!
Serena Pisaneschi
Foto in alto: di Oleksandri Pidvalnyi su Pixabay
© RIPRODUZIONE RISERVATA