Alessia Bottone: una giovane regista veronese che ha realizzato il suo sogno

la napoli di mio padre - alessia bottone
La Napoli di mio padre e Sette minuti sono i cortometraggi pluripremiati che stanno facendo conoscere questa promessa del cinema.

Abbiamo incontrato Alessia Bottone, per conoscere il suo lavoro e per farci raccontare come si vive nel magico mondo del cinema. Lei è regista, scrittrice, sceneggiatrice e giornalista; ha pubblicato i due romanzi Amore ai tempi dello stage (Galassia Arte, 2013) e Papà mi presti i soldi che devo lavorare? (Kowalsky, Feltrinelli, 2014). Nel 2021 ha partecipato con un racconto all’antologia Veronesi per sempre (Edizioni della sera); un estratto del suo racconto è stato pubblicato nella nostra rubrica Pillole di Femminile.

Quali sono gli studi che ha seguito e come si è avvicinata al mondo del cinema?

«In realtà io sono laureata in Diritto internazionale di diritti umani e sono arrivata quasi per caso al cinema. Ho partecipato a un concorso del Premio Zavattini, anni fa. A quel tempo stavo frequentando un master di sceneggiatura in università mentre lavoravo in un’azienda. Sono stata selezionata come finalista del premio con una sceneggiatura che avevo scritto e da lì ho realizzato in cortometraggio La Napoli di mio padre. Visto poi il successo che ha avuto mi sono detta: ci provo! Vado a vivere a Roma e vediamo cosa succede. Alla fine da tre anni gravito su Roma e sono abbastanza contenta di come stanno andando le cose.»

Come nasce questa sua passione?

«Mia mamma mi dice che scrivevo già quando avevo sei anni. Dei piccoli testi, ma li mettevo anche in scena utilizzando marionette o burattini oppure realizzavo dei personaggini con la carta e creavo dei piccoli spettacoli. Quindi in realtà ho sempre avuto la passione per questo mondo, però essendo una persona molto pragmatica ci avevo creduto molto poco. Finché poi ho trovato il coraggio di trasferirmi a Roma per ricominciare tutto un po’ daccapo. Mi sono inserita tardi nel mondo del cinema ma forse era proprio il momento giusto. Io sono dell’idea che le cose arrivano quando devono arrivare.

Può parlarci de La Napoli di mio padre? Come nasce e quali riconoscimenti ha ottenuto?

«La sceneggiatura nasce appunto dal Premio Zavattini. Anche se non ha vinto l’ho realizzato lo stesso e ho ottenuto moltissimi riconoscimenti. Se non sbaglio ventisette premi e novantacinque festival, sia in Italia che all’estero, e alla fine anche i Nastri D’argento nel 2021. È stata un’esperienza magnifica, mi commuovo ancora a pensare al successo che ha avuto La Napoli di mio padre perché ho veramente girato il mondo con quel cortometraggio, nonostante fossimo nel periodo COVID, quindi era tutto più complicato.»

Quanto le è stato d’aiuto questo cortometraggio per proseguire in questa professione?

«In realtà sto ancora costruendo la mia strada. Ho portato avanti un nuovo lavoro che si intitola Sette minuti che sta facendo il suo viaggio in tantissimi festival. Sto ottenendo molti riconoscimenti ma è un lavoro indipendente dall’altro quindi in futuro dovrò dimostrare una continuità. Queste opere iniziano a costruire una sorta di portfolio, mi aiutano per essere conosciuta e riconosciuta, anche per una sorta di stile se vogliamo.»

Quali premi ha ottenuto con altri lavori?

«Con Sette minuti sto vincendo tantissimi premi. Attualmente è stato selezionato da ventotto festival e ha ottenuto una quindicina di premi. Contando che è uscito lo scorso settembre è un ottimo risultato. Mi preoccupava perché pensavo: se il primo è andato bene, bisogna che vada bene anche il secondo. C’erano già state delle cose positive nel frattempo, ma c’era bisogno di una conferma che poi è arrivata, quindi sono molto contenta.»

La locandina di 7 minuti

I rapporti lavorativi sono collaborazioni fisse o si gestisce più come una free lance? Come funziona?

«Non siamo dei free lance nel senso che siamo assunti nel momento in cui facciamo un film, ma solo per la durata delle riprese. Sicuramente è un lavoro molto precario quello nell’ambito cinematografico. Bisogna sempre procacciarsi il lavoro, creandosi nuovi contatti, lavorando sul networking, andando agli eventi. Questo sia per fare la regista che per lavorare in qualsiasi altro settore all’interno di un film.»

Quali progetti ha in uscita, in lavorazione o in fase di progettazione?

«Su questo sono molto scaramantica quindi preferisco non dire nulla. Diciamo che sto scrivendo due cose nuove.»

Oltre alla soddisfazione personale, che cosa portano davvero tutti questi premi nella sua professione?

«Come accennavo prima portano a essere conosciuta. Far girare il proprio nome è molto importante in ambito artistico. Perché magari il primo lavoro può andare bene, ma se poi continua così inizia a diventare la conferma di qualcosa. Sicuramente è molto importante vincere dei premi, andare ai festival, superare le selezioni e partecipare agli eventi, frasi conoscere e parlare con il pubblico.»

Chiudiamo con una domanda di rito: che cosa consiglierebbe alle persone che desiderano avvicinarsi a questo mondo, così pieno di magia e meraviglia per chi lo vive dall’esterno?

«Di buttarsi. Buttarsi senza stare troppo a pensare ma anche di avere una sorta di pianificazione. Soprattutto di partecipare agli eventi il più possibile. Prendere contatti, numeri di telefono, scrivere a tutti. Cercare di crearsi un buon network di persone. L’ambito lavorativo è molto cambiato e adesso questo è essenziale.»

Erna Corsi

Foto in alto: Alessia Bottone 

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