La lettura come strumento di accompagnamento anche per genitori e insegnanti nella fase dei profondi cambiamenti adolescenziali.
Mirella Valentini è l’autrice di Guendaluna pubblicato da Giunti nel marzo 2024. Con Valentini ci siamo conosciute al convegno Riscrivere il genere. Ricerche, storie e prospettive curato dalla professoressa Irene Biemmi dell’Università di Firenze. Mentre sedevamo fra i banchi dell’aula di Via Laura, nell’attesa che i relatori prendessero la parola, circondate da tante giovani studentesse (scienze dell’educazione è un percorso di studi a netta prevalenza femminile), abbiamo scambiato due chiacchiere. Da subito, è stato chiaro che avremmo dovuto risentirci per conoscerci meglio e approfondire la sua ultima pubblicazione.
Per iniziare potrebbe dirci a quali lettori è rivolto Guendaluna?
«Il libro quando è stato scritto è stato concepito per essere un compagno di vita per chi si avvicina all’adolescenza. Come data astrale l’inizio possibile dell’adolescenza la possiamo far coincidere per le ragazze con l’arrivo del ciclo e anche per i maschi con i primi cambiamenti ormonali. Che poi sia davvero quella la data poco ci tocca. L’intento era di prendere le persone, sia le personcine che i genitori e chi li accompagna in questa fase della vita. Quindi principalmente ragazze e ragazzi, ma anche chi vive insieme a loro e chi li segue nel percorso scolastico.
L’adolescenza è quell’età in cui non sei né carne né pesce. Adesso si è molto abbassata tanto che Giunti ha battezzato il libro nella fascia 11+, quindi dalla prima media in su ma anche quinta elementare. Io volevo prendere proprio le persone che magari sono all’inizio di questo percorso, tanto che al principio della storia Guenda non è ancora dichiaratamente adolescente. La protagonista è femminile e in copertina c’è del rosa, ma i personaggi maschili come il suo amico Andrea, il padre e poi il dogsitter, hanno un ruolo assolutamente pregnante. Senza di loro quasi non c’è la storia.
Credo che il libro possa essere uno strumento di aiuto anche per genitori e insegnanti, per accompagnarli in questa fase di cambiamento anche perché non mi sembra sempre vero quello che si dice che non vedono l’ora di bruciare le tappe. Magari come Guenda possono anche non voler accettare quel cambiamento.»
Ci può dire quali sono i temi che vengono affrontati durante la narrazione?
«Sono diversi ma il primo è l’essere un po’ recalcitranti rispetto al cambiamento, quindi le difficoltà che incontrano nell’affrontarlo. Il secondo tema che sento potente è il dialogo intra genere. In tutte le scuole in cui sto andando il momento più divertente è quando chiedo “Alzi la mano chi ha un amico, il suo migliore amico o amica, del genere opposto”. Ne trovo sempre pochissimi, ma quei pochi ne sono davvero orgogliosi.
Il secondo tema sicuramente è la comunicazione con i genitori. Nel libro emerge il rapporto diverso che i due genitori hanno con la sorella di Guendaluna, che è un po’ più grande, e poi con la protagonista. Sono dei bravi genitori ma sono presi dall’idea che lei sia ancora piccola, una bambina. Pensano che di certe cose non c’è bisogno ancora di parlare. I loro pensieri sono tutti concentrati su sua sorella Eulalia, e ne hanno anche motivo senza spoilerare troppo. Così però non si rendono conto del disagio di Guenda. Al culmine delle sue difficoltà Guendaluna non si rivolge poi ai genitori e neanche al suo migliore amico, anche se Andrea sa sempre tutto ma, volendo fare da sola, si rivolge a internet.
Un terzo tema è la fiducia dei giovani nella scuola e se Guenda non avesse avuto un’insegnante che le dimostrava di potersi fidare la sua storia avrebbe avuto tutto un altro percorso. Sempre per restare sui rapporti tra le persone emerge anche il tema delle relazioni fra diverse generazioni. La zia del padre di Guendaluna, che è una personaggia anche un po’ anticonformista, rappresenta un’importante figura di riferimento.»
Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a scrivere questo libro?
«In realtà c’è un motivo che potremmo definire tecnico che risale a qualche anno fa. Rimasi colpita da una frase di mia figlia Sofia, il primo stimolo è venuto da lei. Mentre eravamo al mare le venne per la prima volta il ciclo. Ovviamente le avevo già spiegato tutto, ma si trattava comunque di un momento importante, di un passaggio. Sofia mi guardò abbastanza seria e mi disse: “Ma io non sarò mai più la tua piccolina?”
Questa frase detta così, en passant, alla quale lei non dette molto peso in me ha risuonato. Mi ha fatto riflettere che quel “mai più” fosse importante dentro di lei. Ho pensato a una bambina-ragazzina che vive questo cambiamento un po’ con fatica. Poi mia figlia in realtà nel suo caso specifico tanta fatica non l’ha fatta, ma nel frattempo il personaggio inventato si era già insinuato nella mia mente creativa. Dopo ho fatto altre cose nella vita, ma il primo seme di questa storia era già nato.»
Ho visto che alcune presentazioni del libro sono state fatte nelle scuole. Come reagiscono ragazzə e insegnanti alle presentazioni? Che effetto fa avere in classe una scrittrice in carne e ossa?
«La cosa bella di andare nelle scuole e che è sempre qualcosa di inaspettato, e questo è veramente pazzesco. Quasi sempre il libro è già stato letto in classe con l’insegnante e viene sempre accolto molto bene. Quello che mi meraviglia ogni volta è che restano affascinati non tanto dalle informazioni che la lettura può dare (oggi con internet a disposizione chissà quanto ne sanno di più). Credo che il grande merito della narrazione sia che eleva tutto spostando l’attenzione sulla trama. In questo modo la tecnica diventa uno strumento.
Sono soprattutto i ragazzi a fare domande, a dire che ora capiscono perché la sorella maggiore è così quando ha il ciclo. Le ragazze sono più timide ma quando si avvicinano poi per il firmacopie a bassa voce mi dicono cose bellissime che per me sono davvero emozionanti. Il messaggio che arriva a loro è comunque che di queste cose si può parlare, che possono fare domande e avere risposte, questo credo sia importante. I ragazzi non vedono l’ora di parlare di questi argomenti. Per questo credo sia importante l’educazione sia sessuale che sentimentale per affrontare la fase di cambiamento che stanno attraversando. Altrimenti li lasciamo soli senza accompagnarli.
La maggior parte delle insegnanti che ho incontrato, quasi tutte di età piùttosto giovane, hanno accolto con gioia Guendaluna e lo hanno utilizzato per delle attività in classe. Non hanno fatto solo la scheda del libro. Hanno ad esempio costruito la “casa del tempo guadagnato” proprio come quella di Guenda. L’hanno fatta tutta di cartone, con lo sgabello e tutti gli arredi e i ragazzi si sono divertiti molto. Il divertimento serve a sdrammatizzare l’eventuale paura, le difficoltà. Se ho trovato delle resistenze, a dire la verità solo in due casi, l’ho riscontrata nelle insegnanti piuttosto che nei ragazzi che hanno sempre risposto molto bene. Un paio di casi di insegnanti in difficoltà con l’affrontare certi argomenti.
Per concludere può svelarci se ha altri progetti editoriali in cantiere?
«In realtà si, anzi ne avrei un paio di storie. Una riguarda una fascia di età un filino più grande, ma non di tanto, anche se in Italia, la settorializzazione dell’età in editoria è fortissima. C’è un protagonista maschile, di qualche anno più grande di Guendaluna, ma non posso svelare ancora niente di più.»
Mirella Valentini si è laureata al DAMS in Teorie e Tecniche delle Comunicazioni di Massa. Scrive da sempre e per molto tempo è stata copywriter a Milano portando marchi grandi e piccoli sui giornali, in TV, in radio e sul web. Dopo tre agenzie – di cui due network internazionali – e qualche case history di successo, è tornata a Bologna dov’era cresciuta.
Ha lavorato come direttrice creativa in un’agenzia indipendente poi, quando la voglia di raccontare è tornata a farsi sentire, ha intrapreso una strada a doppio senso. Da una parte ascolta le aziende, cerca di comprenderle e pensa a cosa fare di buono per loro. Dall’altra scrive per l’editoria e la fiction. Nel 2017 ha pubblicato con Minerva Edizioni Polvere rosa. Jessica Rossi, la favola emiliana di un oro olimpico. Qui trovate il suo riferimento fb e altre indicazioni, noi de L’Altro Femminile continueremo a seguire Mirella Valentini in attesa della prossima pubblicazione.
Paola Giannò
Foto in alto: Mirella Valentini
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