Vita in campagna. Appunti di viaggio di una cittadina in trasferta #21

Vita in campagna, natura - Foto di Serena Betti
«Le meraviglie della natura te le godi tutte in quel posto magnifico» mi scrisse tempo fa una delle mie zie, ma non sempre è così.

Ho avuto bisogno di tempo prima di tornare nel bosco dopo lo shock e la paura che ancora sento forti dentro di me. Come forte, fortissimo è il dolore. E ho avuto bisogno di tempo anche prima di mettermi davanti al foglio bianco e riprendere a scrivere. Vivere qui è un privilegio che mi riempie di gioia. Ma in quest’ultimo periodo ho conosciuto anche il rovescio della medaglia: la natura può essere molto feroce!

Non ero così ingenua da non metterlo in conto. Negli anni sono successe molte cose spiacevoli e, a volte, dolorose. Gatti a cui ero affezionata che un giorno non sono più tornati. Cinghiali che hanno distrutto tutto l’orto costringendoci a correre ai ripari mettendo un recinto. Tassi e istrici che scavando buche sono riusciti a passare e hanno mangiato le primizie. Tafani, scorpioni e ragnetti malefici che, incuranti delle mie spaventose reazioni allergiche, mi hanno punta senza ritegno, e continueranno a farlo anche quest’anno. La vita in campagna, la natura, come tutte le cose, ha lati meravigliosi e altri più faticosi, da molti punti di vista.

Non avrei mai potuto immaginare però che i lupi potessero essere un pericolo per i nostri asini, che vivono qui liberi da più di quarant’anni. Sapevamo che si aggiravano nella zona: li avevo sentiti ululare un paio di notti e ne ero rimasta ammaliata. Ma non ci ha mai sfiorato il pensiero di quello che è successo un mese e mezzo fa. Un branco di lupi affamati e feroci in tre giorni ha fatto a pezzi e divorato, proprio vicino a casa, due dei nostri cinque asini.

La foto trappola installata da alcuni vicini aveva mostrato il passaggio di alcuni lupi solitari. Ma quelli che hanno assalito e mangiato Marino e Rucola erano probabilmente lupi incrociati con cani selvatici e per questo ancor più pericolosi. Fatto che ci è stato confermato dalla veterinaria e da altre persone che come noi tengono animali e che ho chiamato per trovare un posto più sicuro per Paola, Berta e Nella, le tre asine superstiti e scombussolate.

Il dolore è veramente grande anche perché dovremo definitivamente separarci da un pezzo fondamentale della nostra famiglia. Da otto anni e mezzo le mie giornate sono scandite da momenti e rituali importanti e gioiosi, e uno di questi è sicuramente l’accudimento di asini e gatti. D’inverno per moltə le 17:00 sono le ore del tè, per me è il tempo di andare nella stalla, salutarli, parlare con loro mentre distribuisco il fieno nelle mangiatoie, viziarli con qualche pezzo di pane secco. I gatti mi seguono: sanno che dopo sarà il loro turno, ma preferiscono non perdermi di vista e nel frattempo giocano sulle balle di fieno o saltano tra il recinto e gli zoccoli degli asini. D’estate, con le giornate più lunghe, l’appuntamento si sposta in avanti di un paio d’ore.

In questi anni sono state molte anche le passeggiate nel bosco fatte tutti insieme o perché ci venivano incontro ragliando mentre percorrevamo un sentiero o perché ci vedevano partire e ci seguivano. Momenti di vera gioia e divertimento.

Ora è tutto cambiato e c’è molta tristezza. Di giorno le asine, che sono ancora spaventate e agitate, si muovono in un recinto molto più piccolo e la sera le chiudiamo dentro la stalla. Spero che riusciremo a trovare presto un posto dove potranno tornare a muoversi libere come prima.

natura
Vita in campagna – Foto di Serena Betti

Nel bosco non sono più andata da sola e non so quando riuscirò o potrò tornarci, visto che ci hanno consigliato di essere molto prudentə in questo periodo. Ieri però sono andata con il mio compagno a salutare i miei posti preferiti. L’acero con un cuore grande che mi piace abbracciare, la cascata del torrente dove d’estate facciamo il bagno, e l’angolo in cui sono certa che vivano gli gnomi.

È un posto bellissimo, un po’ nascosto e buio. Nei tronchi dei vecchi castagni ci sono volti straordinari pieni di antica saggezza e i sassi rocciosi, ricoperti di soffice muschio, sono disposti in modo da formare un cerchio quasi perfetto. Ogni volta che vado mi piace immaginare che di notte ci sia un bellissimo fermento, che i piccoli abitatori ascoltino le storie dei vecchi alberi saggi. Se chiudo gli occhi vedo i rami che si muovono, le espressioni dei volti che parlano con enfasi, sento quasi le loro voci tonanti e le risate o i respiri sospesi di chi ascolta… Chissà quante cose raccontano, quante cose hanno visto nella loro lunga vita! E chissà se anche loro hanno avuto paura. 

Sono passati i giorni della merla e sono stati i più caldi di quelli che riesco a ricordare. Il prato è pieno di margherite e stanno per sbocciare le giunchiglie. La mimosa dei vicini sta fiorendo. Sono piuttosto scossa in questo periodo, lo riconosco, e questa anticipazione di primavera contribuisce ad aumentare la mia agitazione. Ma mi è bastato aprire la finestra stamani: sentire quel cinguettio brioso e vigoroso che mi dà il buongiorno nelle mattine di primavera mi ha fatto ritrovare il sorriso … e la fiducia.

Serena Betti

Foto di Serena Betti

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1 commento su “Vita in campagna. Appunti di viaggio di una cittadina in trasferta #21”

  1. Paola Pedrazzoli

    Cara Serena che bello leggere il tuo racconto così magico in certe pieghe, da riportare i pensieri ad un luogo che tanto abbiamo amato….La Villa di Quinzano. Ritrovo nelle tue parole le sensazioni, che mai sfumeranno nel mio animo, di quegli anni meravigliosi. .Purtroppo il tragico episodio che colora di tinte scure il tuo racconto è proprio l’essenza di una Natura che a volte fatichiamo ad accettare ma che non possiamo ignorare.
    Ti abbraccio con tanto affetto.
    Paola ❤️ ( mamma di Sofi )

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