La poesia nel dì di domenica: “Fugacemente “ di Forugh Farrokhzad

Forough Farrokhzad
Simbolo della lotta delle donne iraniane, è la poeta che per prima ha cantato la loro forza e il loro bisogno di libertà.

Abbiamo scelto di dedicare queste tre domeniche di marzo a Forugh Farrokhzad. Nata a Teheran nel 1934 ha rappresentato e rappresenta ancora oggi  gli ideali di libertà ed emancipazione femminile. È la poeta più amata e popolare del suo paese, nonostante la censura a cui la sua opera è sottoposta da sempre. Nelle sue poesie poneva l’accento sul corpo e sull’espressione erotica e sessuale femminile anticipando temi che sono attuali ancora oggi in Iran. Viene celebrata e letta clandestinamente in molti paesi soprattutto dalle donne impegnate a cambiarne le regole.

Farrokhzad fu internata in un ospedale psichiatrico e sottoposta a numerosi elettroshock e morì giovanissima, a 32 anni, in un incidente d’auto.

Bompiani nel 2023 ha pubblicato Io parlo dai confini della notte, la prima edizione mondiale di tutte le sue liriche. La raccolta, completa e senza censure, contiene la sua intera opera poetica in persiano con la traduzione in italiano curata da Domenico Ingenito, docente di Letteratura persiana presso l’Università UCLA di Los Angeles.

 «”Io mi chiedo sempre per quale motivo la musica della mia poesia risulti così estranea alle vostre orecchie. Perché sono tanti quelli che non possono digerirla agevolmente? Forse perché mi accusano di contribuire con i miei versi alla diffusione di dissolutezza e corruzione? Forse a una donna non è permesso di comunicare in poesia la verità del proprio sentire rispetto a qualsiasi oggetto di desiderio? Se io mi limitassi a scrivere una poesia che descrive il corpo, gli occhi e le fattezze del viso di un’altra donna e non di un uomo, esprimerei forse il mio vero sentimento? Versi del genere potrebbero infine attrarre i miei lettori? In occidente è ormai una questione obsoleta, ma qui in Iran tutto questo suscita ancora stupore e avversione.”

Con queste parole, nella postilla a Prigioniera, del 1955, l’allora ventenne Forugh Farrokhzad difendeva il contenuto erotico della propria poesia in un Iran che ancora non sapeva come accogliere la novità sovversiva di uno sguardo poetico femminile che osasse posarsi apertamente sul corpo di un uomo […]

Con la sua opera Farrokhzad, infatti, inaugura negli anni Cinquanta l’ingresso iraniano nella modernità lirica. E si tratta, questa, di una modernità che nell’odierna Repubblica Islamica dell’Iran ha mostrato tutta la portata dei suoi risvolti socio-politici soltanto un anno fa, nel corso delle manifestazioni di matrice femminista legate all’assassinio di Mahsa Amini, che hanno messo in luce la povertà ideologica di un regime teocentrico e inattuale.»

Queste parole sono tratte dalla presentazione del libro che lo stesso Ingenito ha scritto sul blog MediumPoesia.

Per la nostra rubrica questa domenica proponiamo l’ascolto di Fugacemente che fa parte della raccolta Una rinascita. L’elaborazione video è curata da Debora Menichetti.

Serena Betti

Foto in alto: Forugh Farrokhzad – RTBF Actus

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fugacemente

Per quanto ancora si dovrà vagare
ogni volta di terra in terra?
Io non posso, non posso cercare
a ogni istante un altro amore, un altro amico.
Magari fossimo quelle due rondini
in viaggio per l’intera vita
di primavera in primavera.
Sospiro per le macerie scure che da tempo
ormai sembrano crollarmi addosso
da nuvole pesantissime.
Quando mi mescolo ai tuoi baci
penso al profumo che veloce
si estingue sulle mie labbra.

Il tormento del mio amare
è così intriso di terrore della fine
che quando io ti guardo la mia vita intera vacilla:
è come se guardassi dalla finestra
il mio albero solitario rigoglioso di foglie
nell’ingiallire febbrile dell’autunno.
È come se guardassi un’immagine
nello specchio confuso delle acque correnti.

Giorno e notte
giorno e notte
giorno e notte

lascia
che io dimentichi.

Ma cosa sei tu se non un istante, un istante che
mi spalanca gli occhi
nella voragine cieca della coscienza?

Allora lascia
che io dimentichi.

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