Riguardare vent’anni dopo una delle serie tv più celebri e scoprire che, malgrado tutto, i contenuti attuali sono molto più evoluti.
Da fiera figlia della Generazione X, ho una grandissima nostalgia degli anni ’90. Musica, film, cartoni animati e serie tv di quegli anni hanno costellato ogni giorno della mia età formativa. Tra questo tesoro inestimabile di contenuti – che le generazioni di creativi successive hanno come minimo scopiazzato – spicca senza fatica Friends, la famosissima sitcom che racconta la vita di sei amici nella Grande mela.
Rachel (Jennifer Aniston), Monica (Courteney Cox), Phebe (Lisa Kudrow), Joey (Matt LeBlanc), Chandler (Matthew Perry) e Ross (David Schwimmer), rigorosamente in ordine alfabetico come nell’iconica sigla, affrontano le sfide giornaliere legate al lavoro, all’amore e alla ricerca di un equilibrio personale.
Di recente ho concluso il rewatch completo, duecentotrentasei episodi per riscoprire l’amore per ogni protagonista. Soprattutto per Ross, che è sempre stato il mio preferito: romantico, impacciato e nerd. Riguardando tutte e dieci le stagioni, però, mi sono accorta di quanto la narrazione fosse tendenzialmente intrisa di una certa mascolinità tossica. Niente di strano per quegli anni, parliamo del periodo 1994-2004. Ma non fatico a dire che la consapevolezza che ho adesso, da donna adulta e più conscia, mi ha fatto storcere il naso più di una volta.
Un tema in particolare è stato trattato più volte in un modo che non mi è piaciuto affatto. Ogni volta che uno dei protagonisti maschili mostrava un po’ di sensibilità, o nascondeva subito la reazione emotiva, o veniva deriso o addirittura si rammaricava di essere stato “una femminuccia”. Così vediamo Joy e Chadler abbrutirsi in cerca di birra dopo un confronto a cuore aperto o Chandler nascondere il fatto che ama fare il bagno in vasca. Ma c’è un episodio in particolare, nella nona stagione, che mi ha lasciato molto più dell’amaro in bocca.
Ross e Rachel stanno cercando una tata per la figlia e alla loro porta si presenta Sandy, un ragazzo. Ross rimane perplesso e incredulo, tanto da etichettarlo subito come gay o bisessuale perché un uomo non farebbe mai un lavoro da donna. Invece no, il ragazzo è eterosessuale e molto in gamba. I giorni passano e Rachel è entusiasta di Sandy, che dimostra grande professionalità ed esperienza. Ross però non riesce a digerire che un uomo possa avere un istinto materno, un’indole alla cura così marcata. Perché l’uomo è uomo e dev’essere diverso, rigido, nascondere il proprio lato femminile, anzi possibilmente nemmeno possederlo, quel lato. Va a finire che Ross licenzia Sandy perdendo una preziosa occasione per evolversi.
Questo è un episodio molto rappresentativo ma, come dicevo prima, tutta la serie è pervasa da una sorta di maschilismo latente. Ci sono accenni di rivendicazione femminista (soprattutto da parte di Rachel), però nella sceneggiatura degli episodi anche le protagoniste femminili spesso hanno battute che rafforzano quell’idea insana e radicata di mascolinità grezza.
Tutte le serie tv precedenti e contemporanee a Friends hanno sicuramente raccontato una cultura educativa comune, quella in cui siamo cresciuə tuttə. A riguardarle adesso salteranno sicuramente agli occhi battute e caratterizzazioni che ci infastidiranno. Ma questo è un bene perché vuol dire che le mentalità sono cambiate per adeguarsi a un concetto più equo di libertà individuale scevra da stereotipi che, ormai, hanno fatto il loro tempo. Infatti, le serie di adesso trattano senza problemi temi legati alla sessualità libera, all’identità e all’unicità, e se ci sono battute omofobe, sessiste ecc. sono legate aə personaggiə che le dice e non alla narrazione in sé.
Quindi benvengano serie tv dai contenuti socialmente più evoluti e, al contempo, i tuffi nostalgici in quei telefilm (allora li chiamavamo così) che ci riportano indietro alla giovinezza dei nostri anni più spensierati.
Serena Pisaneschi
Foto in alto: da Wired.it
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