Grandi artiste e dove trovarle: un autoritratto di Anguissola a Siena

Sofonisba Anguissola
Il complesso museale dell’ex ospedale di Santa Maria della Scala a Siena conserva un’opera dell’artista lombarda Sofonisba Anguissola.

La vicenda della cremonese Sofonisba Anguissola (1531 ca. – 1626) si discosta da quella delle prime artiste della storia. Anguissola, infatti, non intraprese la carriera di pittrice in quanto figlia d’arte, come accadde a Marietta Robusti, erede del Tintoretto. Né tantomeno prese i voti, potendo così dedicarsi alla professione protetta dalle mura del convento, come la domenicana Plautilla Nelli. Fu suo padre, un aristocratico che dovette notarne presto le capacità, a permetterle di studiare letteratura, musica e ad affidarla al pittore Bernardino Campi, dal quale l’allieva derivò l’interesse per la natura e la resa degli «affetti», vale a dire l’espressioni dei sentimenti. 

Esemplificativo di questo interesse è il celebre disegno con il Ragazzo morso da un gambero (1554 circa, carboncino su carta, 33,3×38 cm, Gabinetto disegni e stampe del Museo di Capodimonte, Napoli) realizzato, secondo la tradizione, su consiglio di Michelangelo Buonarroti, che già aveva avuto modo di apprezzare la pittrice lombarda. La realistica espressività del giovane che compare nell’opera grafica di Auguissola avrebbe interessato in futuro anche un altro celebre Michelangelo: il Merisi, noto come Caravaggio.

Sofonisba Anguissola, Bambino morso da un gambero, disegno, Gabinetto di Disegni e stampe museo di Capodimonte.

Il resto della vicenda di Auguissola seguì il percorso che toccava di norma alle donne: sposarsi. Nel suo caso con un aristocratico siciliano e, in seconde nozze, con un capitano della marina genovese. Grazie ai numerosi inviti presso le corti italiane e internazionali, Anguissola tuttavia ebbe occasione di viaggiare a lungo e ampiamente. Lavorò alla corte di Spagna di Filippo II, seguì il primo marito in Sicilia e il secondo a Genova e poi fu di nuovo a Palermo, dove Antoon Van Dyck ebbe occasione di conoscerne e apprezzarne l’arte. E dove Sofonisba concluse il proprio cammino terreno.

Ma non le sue opere, ancora visibili nei musei di tutto il mondo. Numerosi i ritratti, in cui mostra grande capacità introspettiva, e gli autoritratti. Come il doppio ritratto senese, custodito presso il Complesso museale Santa Maria della Scala e a lei attribuito dalla critica, sebbene non unanimemente.

L’opera proviene dalla Collezione Spannocchi, un tempo collocata nella Pinacoteca Nazionale di Siena. In questa raccolta erano confluiti alcuni dipinti della galleria Gonzaga di Mantova saccheggiata dai lanzichenecchi nel 1630.

Nell’opera senese (1558-59?, 110 X 109,5 cm) l’artista ritrae un personaggio maschile, probabilmente il maestro, Bernardino Campi, nell’atto di raffigurare lei stessa, abbigliata con un ricco abito cremisi. Cosa atipica per Anguissola, che di solito preferisce abiti dai colori sobri che fanno risaltare il suo incarnato delicato e che le danno un tono virginale.

Il doppio ritratto è basato su un gioco di sguardi. L’artista ritratta guarda in direzione di osservatore e maestro che, a sua volta, sembra osservare l’allieva in carne e ossa mentre realizza l’opera. Si tratta probabilmente di un espediente per onorare l’amato mentore, con il quale Anguissola mantenne sempre i contatti, e allo stesso tempo mostrare con non celato orgoglio di aver ottenuto un posto di rilievo sul podio dell’arte.

Silvia Roncucci

Foto in alto: Sofonisba Anguissola – Bernardino Campi Painting Sofonisba Anguissola da Wikimedia Commons

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