Pillole di femminile – Storie piccole che raccontano un mondo grande #135

Jane Eyre
La pillola di oggi è tratta da Jane Eyre il capolavoro di Charlotte Bronte e uno  dei primi romanzi nei quali la protagonista è davvero la prima artefice del suo destino.

Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni. Partecipa alla nuova call “Abbagli”, invia il tuo racconto inedito entro il 30 aprile 2025.

Jane Eyre è considerato il capolavoro di Charlotte Bronte (1816-1855), scrittrice inglese e sorella di Emily e Anne, rispettivamente autrici di Cime tempestose e Agnes Grey. Pubblicato nel 1847 con lo pseudonimo Currer Bell, Jane Eyre è scritto in forma autobiografica.

La trama può essere ricondotta a tre periodi essenziali. L’infanzia di Jane Eyre, vissuta presso la zia e i cugini che non la amano, e in seguito presso la tetra Lowood School dove diviene insegnante: Il lavoro, come istitutrice di una bambina, presso Thornfield Hall. Qui Jane si innamora del suo datore di lavoro, mister Rochester, in un clima di attesa, mistero e tragedia. L’autodeterminazione di Jane, che la porta a nuove conoscenze ed esperienze, e infine, alla scelta di tornare da chi ama.

Il libro suscitò un certo scandalo tra i benpensanti che non lo trovavano un romanzo adatto ad un pubblico di signore ben educate, ma questo non gli impedì di avere il grande successo di cui ancora oggi gode.

Dal dialogo tra Jane Eyre e il signor Brocklehurst.

«— Ebbene, Jane Eyre, siete una buona bambina? Era impossibile rispondere affermativamente. Quelli che mi circondavano credevano l’opposto; così tacqui.
La signora Reed parlò per me, e scuotendo la testa rispose rapidamente: — Meno parleremo di ciò e meglio faremo, signor Bockelhurst.

— Sono dolente davvero; bisogna che parli un poco con lei. E rinunciando alla posizione perpendicolare, si sedè in una poltrona di fronte alla signora Reed, dicendomi di avvicinarmi. Poi battè leggermente il piede e mi ordinò di mettermi dinanzi a lui. Il suo volto mi produsse uno strano effetto, quando vidi il naso enorme e grossissimi denti.

— Non vi è nulla di più triste che lo spettacolo che offre una bimba cattiva, — riprese egli. — Sapete dove vanno i peccatori dopo morti?
La mia risposta fu rapida e ortodossa. — All’inferno, — replicai.
— E che cos’è l’inferno? Potete dirmelo?
— È un abisso di fiamme.
— Vorreste esser precipitata in quell’abisso e bruciarvi in eterno?
— No, signore.
— E che cosa dovete far dunque per evitare quella sorte?

Riflettei un momento, e questa volta gli fu facile attaccare la mia risposta. — Devo star sana, per non morire.
— Come farete? I bimbi piccini come voi muoiono giornalmente. Non è molto che ho sotterrato una bimba di cinque anni, ma era buona, e la sua anima è volata in cielo; non si potrebbe dire lo stesso di voi, se foste chiamata nell’altro mondo.

Non potendo far svanire quei dubbi, fissai gli occhi sui piedoni di quel signore, e sospirai desiderando che quell’interrogatorio terminasse presto.
— Spero che codesto sospiro parta dal cuore, — riprese il signor Bockelhurst, — e che siate pentita di aver attristato sempre la vostra benefattrice. Dite le preghiere, mattina e sera? — continuò il mio interrogatore. — Leggete la Bibbia?

— Qualche volta.
— Con piacere? Vi diletta quella lettura?
— Mi piacciono le Rivelazioni, il Libro di Daniele, la Genesi e Samuele e qualche brano dell’Esodo, dei Re, delle Cronache, e mi piace anche Giobbe e Gionata.
— E i Salmi? Spero che vi piaceranno?
— No, signore.
— Oh che vergogna! Ho un bambino più piccolo di voi, che sa già sei Salmi a mente, e quando gli si domanda se preferisce mangiare il pan pepato o imparare un versetto, risponde: “Preferisco imparare un versetto, perché gli angioli cantano i Salmi e voglio essere un angioletto sulla terra,” e allora gli si danno due pezzi di pan pepato in ricompensa della sua devozione infantile.

— I Salmi non sono punto interessanti, — osservai.
— È una prova che avete il cuore cattivo. Bisogna chiedere a Dio di cambiarlo, di concedervene un altro più puro, di togliervi quel cuore di pietra, per darvene uno di carne.

Cercavo di capire per quale processo potrebbe effettuarsi quel cambiamento, quando la signora Reed mi disse di sedermi e prese lei a dirigere la conversazione.»

Questo dialogo rivela una bambina intelligente, indipendente e con una forte bussola morale, capace di resistere alle pressioni e di mantenere la propria integrità. Già dall’infanzia Jane Eyre mostra la sua sincerità e integrità. Infatti, non mente, anche quando sa che la verità potrebbe metterla in difficoltà. Quando le viene chiesto se è una “bambina buona”, preferisce tacere piuttosto che mentire. Non finge di apprezzare i Salmi solo per compiacere il signor Brocklehurst, dimostrando onestà e rifiuto dell’ipocrisia.

Altra dote della nostra eroina evidenziata dal dialogo è l’indipendenza di pensiero. Jane Eyre ha opinioni proprie e non ha paura di esprimerle, anche se sono in contrasto con quelle degli adulti. La sua preferenza per certi libri della Bibbia rispetto ad altri mostra una mente curiosa e un’interpretazione personale delle Scritture.

E poi come non apprezzare la sua forza interiore e la sua resilienza? Nonostante le intimidazioni del signor Brocklehurst, Jane mantiene la sua compostezza e non si lascia sopraffare dalla paura. La sua capacità di sopportare le ingiustizie e le umiliazioni è evidente nella sua risposta alle accuse di essere una “bimba cattiva”.

A Jane Eyre non manca poi la capacità di giudizio critico. Infatti analizza la figura del signor Brocklehurst, soffermandosi su particolari fisici, come il suo naso enorme e i grossissimi denti, questo denota uno spirito di osservazione critico. Giudica i salmi come non interessanti, un altro elemento che sottolinea la sua capacità di giudizio.

E per concludere spirito di osservazione La bambina osserva i “piedoni” del signor Brocklehurst, dimostrando una capacità di notare i dettagli e di distrarsi da una situazione spiacevole.

In un mondo che spesso ci spinge a conformarci, Jane Eyre ci ricorda il valore inestimabile della sincerità e dell’autenticità. Riflettiamo su come le sue qualità, la sua capacità di resistere alle avversità e di mantenere la propria integrità, possano ispirarci nella nostra vita quotidiana.

Cinzia Inguanta

Foto in alto: Elaborazione grafica di Cinzia Inguanta

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