La poesia nel dì di domenica: “Cari non ti scordar di me“ di Cristina Bellemo

Cristina-Bellemo
Da anni tiene laboratori rivolti a bambinə e adultə e racconta la sua passione per le storie e per la magia della narrazione.

Nel 2016 la casa editrice Topipittori ha pubblicato Due ali, scritto da Cristina Bellemo e illustrato da Mariachiara Di Giorgio. In occasione di questa uscita La libreria dei bambini  ha pubblicato un’intervista all’autrice di cui consiglio la lettura perché, come viene sottolineato, si è parlato non solo di libri ma anche di stravaganza, leggerezza, tesori e storie che si compiono solo quando arrivano tra le mani dei lettori.

«Come ti immagini la lettura del libro in famiglia ? Cosa pensi colpisca di più i piccoli lettori?

“Sono sempre molto felice quando mi raccontano che, davanti ai miei libri, si mette tutta la famiglia insieme, persone piccole e persone adulte. Me li immagino curiosi intorno alle pagine, col libro aperto sopra le gambe incrociate. Credo che ci siano, in particolare, due cose che possono colpire i bambini ma anche i ragazzi, e gli adulti, e condurli a identificarsi: la scatola del tesoro (chi non ne ha avuta una!) che conserva le piccole carabattole il cui pregio splende magari solo per noi, e mantiene viva e luminosa la traccia della nostra storia. E il sogno del volo, dove però le ali non ci sono state regalate, comprate, arrivate per caso. Hanno proprio le radici nel giardino della nostra vita. Nascono lì, precisamente.”»

Per questa domenica di aprile abbiamo scelto Cari non ti scordar di me. L’elaborazione video di Debora Menichetti accompagna, come sempre, l’ascolto della poesia.

Serena Betti

Foto in alto: Cristina Bellemo – Teatro Nazionale di Genova

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Cari non ti scordar di me

Cari Non ti scordar
di me
io mi ricordo infatti
d’essere stata una volta
in grande confidenza
con voi -un’amicizia repentina-
nell’età piccina
io mi ricordo
i giorni dei prati
quando la mamma
a borsate raccoglieva il tarassaco
e io
per gioco
provavo e riprovavo
la verticale
di colpo
mi cedettero le braccia
e la faccia si piantò
al suolo
in mezzo a voi
io mi ricordo solo
tutto che girava
forse l’azzurrità
vostra nell’impatto chissà
aveva passato il confine
della gabbia cranica
ed era entrata nelle cavità
dei pensieri
e mentre tutti
si stavano a preoccupare
della botta di mettere
il ghiaccio
sul bernoccolo disinfettare
lo sbuccio
voi aveste libera
circolazione nella testa
nelle zone
periferiche delle mani
delle dita
perfino nel cuore bambino
e nessuno
si accorse delle conseguenze
irreversibili
il cocciuto non scordare
le cose piccolissime
soprattutto
se azzurre

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