Da fanciulla inconsapevole che raccoglie narcisi gialli, all’essere la regina degli inferi, che vive insieme ai morti, capace di generare nuova vita.
Dedicheremo questo articolo alla descrizione del femminile simboleggiato da Kore-Persefone. Astrologicamente, possiamo incontrare questo modello nella Luna in Pesci o in aspetto con Nettuno, alla quale spesso però non mancano sfumature scorpioniche.
Avevamo lasciato nell’articolo precedente la giovane e bellissima Kore nell’Oltretomba, appena rapita da Ade, che, vinto dalla sua innocenza, se ne era profondamente innamorato. Nella sua nuova spettrale dimora la fanciulla diviene sposa del dio contro la propria volontà e possiamo senz’altro immaginarne la paura e lo sconforto, imprigionata in un mondo sconosciuto, buio, popolato da bestie mostruose, sottoposta al potere di una divinità temuta da uomini e dei. Non è del tutto noto cosa accada a Kore durante il tempo del suo rapimento, però ci è chiaro che non prende decisioni, non si schiera. Diviene sposa laddove le viene detto di essere tale, così come prima era figlia, fanciulla (che è il significato della parola greca Kore) nel lungo periodo in cui la madre la voleva piccola e innocente, nonostante l’età non prevedesse più ciò. E infine vedremo come, nel momento in cu Demetra ottiene da Zeus di poterla riavere indietro, la giovane non si schiererà a favore o contro nemmeno di quest’ultimo potere altrui esercitato sulla sua vita.
Ma avverrà proprio in questo momento la svolta decisiva. Ade infatti, appena prima di permettere alla sposa di tornare alla luce del sole, le chiede di mangiare insieme a lui alcuni semi di melograno, frutto che, per la sua forma, richiama le ovaie femminili, e quindi il femminile profondo e maturo. E Kore, poiché ancora ingenua, bambina, non consapevole di se stessa, non in contatto con la voce interiore, accetterà, dimenticando che la consumazione di un qualsiasi cibo nell’Ade avrebbe legato la persona a quel luogo per sempre. È in questo preciso istante che Kore, la fanciulla, la Puella, smette di essere tale e diviene Persefone, la regina degli Inferi, colei che ha sulle anime dei morti e sui segreti dell’oltretomba lo stesso potere del marito. Da qui in avanti Persefone trascorrerà una parte dell’anno sulla terra, con la madre Demetra, e un’altra con lo sposo nell’Ade, per un numero di mesi pari a quelli dei semi del melograno da lei mangiati. Ciononostante, il legame simbiotico e invalidante con la madre è spezzato e finalmente la fanciulla è divenuta donna.
Questo bellissimo mito ci parla in maniera esaustiva delle caratteristiche del femminile-Kore, che naturalmente dovrà divenire un femminile-Persefone. Analizziamone insieme alcuni passaggi. Innanzitutto risulta interessante notare qual era l’elemento portante dell’attrazione di Ade verso Kore: la sua innocenza, il suo essere una fanciulla senza forma, priva di identità, cosa che rimarrà inalterata per tutta la durata della sua permanenza nell’Ade, fino a quando non mangerà i semi del melograno. Kore non prende mai posizione, non sceglie, si fa agire dall’esterno esattamente come una bambina, accondiscende, il suo destino viene deciso dall’esterno senza che lei si assuma alcuna responsabilità.
Cibarsi del melograno simboleggia la presa di coscienza dell’adultità, del femminile adulto e a quel punto diviene colei che regge la visione e il contatto con l’Ombra, rappresentata dagli Inferi. Diventa colei che conosce e ascolta le parti interiori intuitive e creative di se stessa, che sono poi le uniche che consentono di compiere le scelte corrette nella vita. Questo tipo di femminile deve fare un percorso di crescita che la porti a riprendersi il potere personale, che non è altro che la capacità di conoscere e reggere le proprie e altrui ambivalenze, nonché di chiudere con le situazioni che non restituiscono un senso di valore personale. Nella prima parte del mito viene delineato il problema di questo femminile, ovvero l’eccessiva dipendenza, la tendenza a prendere la forma suggerita dal contenitore del momento, cosa che viene fatta in particolare nelle relazioni sentimentali, ma che spesso accade anche con la famiglia d’origine. Ciò priva la persona di identità e potere, ma allo stesso tempo la esime dal doversi far carico della responsabilità di scegliere e pertanto la preserva dalle conseguenze che ogni scelta comporta.
Non diviene adulta, ma al contempo è riparata dalle sofferenze e dalle brutture della vita, dalle pesantezze, dal doversi far carico economicamente di se stessa, dalla necessità di affrontare le varie sfumature del dolore che riserva l’esistenza. È un tipo di femminile che, pur avendo un potenziale creativo e introspettivo veramente enorme, è immaturo, conforme all’identità modellata da altri. «Cosa devo essere affinché tu mi ami?» sembra essere la domanda sottesa ai suoi sguardi dolci, languidi e remissivi, che stimolano l’istinto protettivo di coloro che la circondano anche quando ha superato da un bel pezzo l’età in cui è lecito farsi indirizzare e proteggere. Come suggerito dal mito, spesso per questo tipo di femminile può essere molto utile andare a osservare da vicino il tipo di legame che intrattiene con la madre e la famiglia, che non di rado ha le sembianze suggerite da Demetra, ovvero così presente da risultare invalidante, oppure richiede una fedeltà e un senso di appartenenza che inibiscono qualsiasi tentativo di autonomia e differenziazione.
Alle spalle di questo femminile, oltre a una madre invischiante, spesso vi è anche un padre o un maschile che ha tradito la fiducia della figlia, così come, se lo osserviamo bene, Zeus tradisce Kore consentendo a Ade di rapirla, anziché affrontare lo strapotere di Demetra in maniera diretta aiutando la figlia a crescere. Ciò che di solito interviene a un certo punto della vita di questo femminile è un “rapimento da parte di Ade”, ovvero un’esperienza totalizzante che porta a soffrire non poco, che rende quasi impossibile non incontrare la propria ombra personale, che è, per l’appunto, l’incapacità di esercitare il proprio potere di scelta. Si sperimenta l’essere in balia di qualcuno o qualcosa che richiede una contraffazione di sé talmente profonda da risultare insostenibile, e la sofferenza che ne segue apre la porta dell’età adulta.
La presenza della melagrana nel mito suggerisce che molto spesso ciò accade attraverso una relazione sentimentale e sessuale intensissima, appassionata, ma contraddistinta da una sorta di dipendenza e che esige che ogni giorno venga erosa un po’ della volontà della persona. Naturalmente in questo caso si andrà a scegliere un partner che vorrà, più o meno consapevolmente, una donna-bambina da plasmare. I transiti personali solitamente indicano molto bene quando tale rapimento ha luogo e il tipo di esperienza specifica grazie alla quale la persona avrà la possibilità di diventare adulta, in grado di orientarsi nel mondo. Vi è senz’altro un prezzo da pagare per questo passaggio di stato, in termini di sofferenza, ma in cambio, si ottiene la libertà.
Riassumendo, possiamo affermare che le figure di Demetra e Kore ci parlano di un modello femminile sostanzialmente dipendente, che ha bisogno di imparare per prima cosa a essere fedele a se stesso, autonomo e a sostenere l’impatto della sofferenza dovuta alla vita stessa e alla perdita dell’innocenza. In cambio, è un femminile che ha un fortissimo contatto con l’interiorità, che passa dall’avere paura di tutto al non temere nulla. Non scordiamo che Persefone transita dall’essere una fanciulla inconsapevole che raccoglie narcisi gialli all’essere la regina degli inferi, che vive insieme ai morti, ovvero che ha il coraggio di guardare in faccia ciò che è stato, il dolore e a trarre nuova vita da ciò. Insieme alla madre, infatti, veniva celebrata come dea della fertilità della natura.
Questo percorso oltretutto offre la possibilità di stabilire un legame rinnovato e più sano anche con la famiglia d’origine, come ci mostra ancora una volta il mito: una volta infatti che è intervenuto il taglio del legame fusionale tra Demetra e la figlia, le due possono ritrovarsi felicemente per una parte dell’anno.
Conosceremo il prossimo mese l’ultima delle dee vulnerate attraverso la storia di Era, la moglie di Zeus.
Piccola bibliografia utile: Ester Harding, La strada della donna, Astrolabio,1993.
Stefania Marchesini
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Foto in alto: Gian Lorenzo Bernini, Ratto di Proserpina (Persefone) eseguito tra il 1621 e il 1622 ed esposto nella Galleria Borghese di Roma
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