Acclamata artista libanese, i suoi componimenti sono sinonimo di passione, di rischio, di conoscenza e di intenso erotismo.
Per Haddad la poesia è: «scavare per scoprire cosa c’è sotto, non per arrivare alla fine di un tunnel. Scavare con l’impazienza di una golosa, con la sensualità di un’impudica, con l’umiltà di una perdente, e con la spietatezza di una criminale.»
Joumana Haddad è nata a Beirut, è attivista per i diritti della donna, giornalista e poeta. In Italia è conosciuta principalmente per le sue poesie, ma anche per l’impegno civile e culturale nei confronti delle donne e per i suoi interventi giornalistici pubblicati sul Corriere della Sera durante la guerra civile in Libano nel 2006. Ha pubblicato varie raccolte di poesia, scrive anche racconti. I suoi libri sono stati tradotti e pubblicati in molti paesi del mondo.
Nel 2011 Joumana Haddad ha presentato, Ho ucciso Sheherazade una biografia letteraria in cui racconta, con grande coraggio, cosa significhi appartenere all’altra metà del cielo nel mondo arabo-islamico. Haddad si serve della poesia come strumento di liberazione per sconfiggere i cliché sulla donna araba. Nei suoi versi fa uso del corpo ricorrendo a un linguaggio fisico ed erotico: «Una donna è l’essenza, la vita, la sensualità, la forza. E per questo fa paura. Perché è viva. E si ama, ama se stessa, non nel senso egoistico del termine, ma amore inteso come rispetto di sé.»
La poesia, Sono così, è tratta dalla raccolta Il ritorno di Lilith (L’asino d’oro edizioni, 2009) in cui sono contenute una serie di poesie dedicate al mito di Lilith, la prima donna di Adamo, colei che si rifiutò di essere sottomessa all’uomo. Per questa disobbedienza Lilith fu trasfigurata nell’immaginario collettivo in un demone, una presenza demoniaca, simbolo di trasgressione e lussuria.
Per La poesia nel dì di domenica, Serena Betti legge per noi Sono così di Joumana Haddad. Buon ascolto.
Debora Menichetti
Foto in alto: Joumana Haddad
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Sono così
Sono così
non ho tempo per i rimpianti
gioco con i destini, mi annoio facilmente
prometto e non mantengo.
Inutile cambiarmi:
La certezza mi è estranea
per l’imbarazzo dell’amore
per l’immaginazione
perché sono devota
solo all’indolenza.
Imprevedibili i miei appuntamenti
sono una fuga prima del tempo
un sole che non basta
una notte che mai si schiude
sono impetuosi sussulti tra la sete e il dissetarsi.
Sono così, un silenzio per raccogliermi,
un lento terrore per disperdermi,
un silenzio e un terrore per curare una crudele memoria
non c’è luce che possa guidarmi:
possiedo solo i miei peccati.
Il ritorno di Lilith (L’Asino d’Oro, 2009), trad. it. O. Capezio