Il ruolo sociale delle donne ha sempre avuto un grande peso nella loro realizzazione, molto spesso schiacciandone la libertà.
Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni.
La pillola di oggi è tratta da Fedeltà si Marco Missiroli, Einaudi editore. Anna, interrogando una cartomante, si trova messa di fronte all’ingiustizia di aver vissuto una vita che non avrebbe scelto per sé, ma che è stata costretta a vivere in osservanza del suo ruolo di donna.
La signora la fissò, poi le porse il mazzo. Anna tagliò con la sinistra e si avvicinò alle carte. La signora cominciò a stenderle a piramide, dodici più l’ultima al vertice. Questa volta venne il fante di denari.
«Vuol dire soldi?»
Le fece il segno di rimanere zitta. Anna si morse la lingua e ascoltò il ronzio del frigorifero. Le ricordava quando, un anno prima, la signora aveva estratto un quattro di spade e le aveva detto che vedeva una tristezza.
«Mi può spiegare?» aveva chiesto con il groppo in gola. La signora aveva spiegato che la sua vita era andata come doveva andare, ma che lei non si era realizzata perché qualcosa glielo aveva impedito. Anna non aveva trattenuto le lacrime. Sapeva che “qualcosa” era l’accudimento di tutti loro. Lo sgabello e l’angolo della cucina, le stoffe ritagliate come impulsi a cui dare forma, il brontolio maschile. Era questo, quando invece qualcos’altro insisteva per scaraventarsi fuori da Via delle Leghe, presentarsi alla sezione dei radicali e iscriversi senza che Franco la ricattasse in qualche maniera, e smetterla con il cucito in casa. Quanto avrebbe voluto un negozietto con il suo nome sulla vetrina. E San Pietroburgo, anche solo camminare nella culla della rivoluzione e degli amori proibiti. E Milano, nei locali di Brera, a cantare a e bere un bicchiere di vino. Era idealismo? Può darsi. Era che cosa?
Serena Pisaneschi
Foto in altro: Elaborazione grafica di Erna Corsi
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