La settimana di una famiglia fra spesa, pasti da preparare e lavatrici, compreso il cane. Il trucco per riuscire a conciliare tutto esiste!
La pedagogia è qualcosa che spesso molti non conoscono, eppure John Dewey la definì «la scienza dell’educazione». Quando si parla di educazione viene facile pensare alle buone maniere che i genitori cercano di insegnare ai propri pargoli o alle regole di bon ton previste dal galateo. In realtà l’educazione è una vera e propria scienza, che si avvale anche dei saperi di altre discipline e che si basa su metodi scientifici e quindi anche sulla ricerca. L’osservazione per chi si occupa professionalmente di educazione rappresenta un aspetto fondamentale, per poter valutare nei diversi contesti le strategie e i metodi più adatti da utilizzare. Sarebbe inutile e dannoso affidarsi all’improvvisazione o, peggio ancora, essere convinti di avere la bacchetta magica.
Il percorso di laurea in scienze dell’educazione prevede un corso dedicato alla pedagogia sperimentale, che si occupa proprio di indagare i diversi strumenti di ricerca a disposizione. La prima parte di ogni ricerca è di tipo osservativo, in qualsiasi modo si decida poi di procedere occorre prima di tutto conoscere il fenomeno da indagare. L’osservazione è un elemento basilare e ineliminabile della professionalità del lavoro educativo che deve prevedere una progettualità e per farlo è indispensabile conoscere e comprendere la situazione di partenza. In questa operazione iniziale è importante non concentrarsi solo su fatti ed eventi visibili, ma anche sulla loro assenza guardando oltre l’apparenza e rendendosi disponibili a scoprire anche qualcosa di sorprendente.
Nell’ambito del corso di pedagogia sperimentale che ho frequentato la docente ha chiesto di scegliere un ambito nel quale procedere a un’osservazione: sono venuti fuori risultati inimmaginabili! Una studentessa ha scelto di indagare la distribuzione dei carichi di lavoro relativi alle attività domestiche fra i membri adulti di una famiglia di quattro persone. In particolare, la ricercatrice si è domandata se tali attività fossero equamente ripartite considerando che tutti i membri, essendo adulti, sono in grado di svolgerle. È stato individuato un elenco ristretto di attività scegliendo quelle ritenute più significative per le abitudini della tipologia di famiglia indagata. Sono state escluse quelle di tipo straordinario o che richiedono solo pochi minuti di tempo, facendo riferimento ad una normale settimana lavorativa dal lunedì alla domenica.
I quattro soggetti oggetto di indagine hanno compilato delle schede appositamente predisposte dove dovevano indicare, per ciascun giorno della settimana, il tempo dedicato a ciascuna attività e quello dedicato al lavoro o allo studio in modo da poter determinare il diverso livello di partecipazione di ognuno. È emersa una sostanziale non ripartizione dei compiti, che risultano concentrati in modo prevalente sull’unica persona di genere femminile. Una sola famiglia non può certo essere considerata valida come campione rappresentativo, ma la ricerca si è rivelata utile a far emergere un fenomeno inaspettato.
La sola attività che presenta un’equa ripartizione è rappresentata dalle uscite con il cane. L’animale è entrato da poco tempo a far parte della famiglia a seguito di una decisione condivisa da tutti che, riuniti intorno a un tavolo hanno valutato gli impegni e le diverse disponibilità affinché ognuno potesse dare il suo contributo. Le altre incombenze domestiche non sono mai state oggetto di condivisione e derivano da abitudini radicate nel tempo. La ricetta per un’equa suddivisione dei carichi sembrerebbe quindi da ricercarsi nel dialogo e nella condivisione e meriterebbe che venisse estesa anche alle altre attività. Quasi quasi potrebbe essere un’idea per un nuovo gioco da tavolo da inventare!
Paola Giannò
In alto: foto di Paola Giannò – Pedagogia sperimentale: «La sola attività che presenta un’equa ripartizione è rappresentata dalle uscite con il cane.»
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