Ispirato a una storia vera, il film fotografa la condizione lavorativa delle donne (e degli uomini) della classe operaia.
Dal quinto numero de L’Altro Femminile, donne oltre il consueto, scarica il PDF della rivista o sfogliala online.
Nel 2016, con la regia di Michele Placido, uscì sugli schermi il film 7 minuti. In poco più di un’ora e mezzo, la pellicola racconta una giornata di vitale importanza per le operaie di una fabbrica: l’acquisizione da parte di una multinazionale fa temere alle donne la perdita del posto di lavoro. Un consiglio di operaie, interpretato da un cast stellare, e Bianca, la sindacalista chiamata a suggellare l’accordo, interpretata dalla sempre eccezionale Ottavia Piccolo, si trovano a dover decidere del destino di tutte quante.
Le condizioni dell’accordo
Le ore precedenti all’accordo, a cui ha presenziato solo Bianca, passano faticose e in un’atmosfera di tensione tra le altre donne del consiglio di fabbrica. Ore in cui si scontrano, fanno sentire la propria paura. Il desiderio comune è quello di riuscire a mantenere il posto di lavoro, ma il nervosismo è a fior di pelle. Poi Bianca torna, informa che non ci saranno tagli ma che devono accettare una condizione: sette minuti in meno di pausa pranzo. La pancia e il sollievo portano a decidere favorevolmente, ma piano piano si innesca un dialogo acceso che arriva ai limiti dello scontro.
Ogni donna è una storia
Tutte le protagoniste rappresentano uno spaccato molto attuale delle donne lavoratrici. Ogni personaggio ha una storia che può essere quella di molte altre e le attrici che la raccontano sono intense e viscerali. I diritti di chi lavora e la forza ricattatrice delle grandi aziende sono temi che leggiamo ogni giorno, che viviamo sulla nostra pelle. 7 minuti è ispirato a un fatto veramente accaduto oltralpe, ma sono sicura che realtà molto simili si consumano anche da noi e piuttosto di frequente. C’è una battuta di Greta (interpretata da Ambra Angiolini) che dice: «Che siamo disposte a fare per lavorare? Tutto siamo disposte a fare» e lo dice con rabbia, come chi non ha scelta. Le condizioni imposte dalle aziende si possono connotare quasi come ricatti, ed è a quel punto che deve cominciare la battaglia.
Dignità, dissenso e profitto
Nel film, undici donne sono chiamate a decidere non solo della sorte delle operaie della fabbrica, ma soprattutto a far sentire una voce che non dovrebbe mai essere assopita: quella della forza lavoro. 7 minuti è un film che va visto. Un film che ha da insegnare moltissimo, che ci mette davanti alla cruda realtà di certe condizioni lavorative. Devono vederlo quei capi d’azienda che dimenticano l’umanità di chi lavora per loro relegando i nomi solo a numeri. E devono vederlo uomini e donne che ogni giorno timbrano il cartellino, per tenere bene a mente i diritti che spettano a loro. Perché non sono solo nomi, sono persone, storie, vite. Sono assenso e obbedienza, ma soprattutto devono essere dissenso, quando la loro dignità viene sacrificata in nome di un profitto di cui non godranno mai i frutti.
Serena Pisaneschi
Foto in alto: 7 minuti, una scena del film con Ottavia Piccolo
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