Prisca, Elisa e Rosalba: piccole donne che di piccolo hanno solo l’età

Prisca, Elisa e Rosalba Ascolta il mio cuore
Tre bambine alle prese con le lotte sociali, perché il senso del giusto non ha limiti anagrafici.

Bianca Pitzorno, nel suo Ascolta il mio cuore, ci parla di un tempo lontano settant’anni. Ci riporta nel 1950, nella scuola elementare che lei ha vissuto e che ci racconta attraverso gli occhi di tre bambine di nove anni: Prisca, Elisa e Rosalba.

Finalmente l’istruzione era pubblica e gratuita ed era illegale lavorare prima dei quattordici anni; nonostante questo, però, le diverse condizioni economiche segnavano inderogabilmente il futuro delle scolare. Le nostre tre eroine assistono impotenti alle cattiverie che le compagne più povere devono subire, angherie che non si meritano e che gli adulti (ma non solo) non risparmiano di infliggere loro. Però combattono, Prisca, Elisa e Rosalba; possono farlo con i mezzi che hanno, pochi e scarsamente incisivi, ma non mollano. Provano e riprovano, dimostrano fermezza e un senso della giustizia che va al di là dell’educazione che è stata loro imposta. Il loro cuore batte forte ogni volta che assistono a un’ingiustizia ma sono obbligate a trattenere dentro il magone, la voglia di saltare su e protestare con animo fervente, tanto chi le ascolterebbe? Ma non si scoraggiano ed escogitano piani su piani per riportare i bracci della bilancia almeno un po’ più in orizzontale.

Bianca Pitzorno

Sono tre piccole donne combattive e testarde anche quando si rendono conto che non possono spuntarla contro un nemico molto più grande di loro, un nemico che è la società stessa. L’ardore con cui s’indignano è ammirevole, lo stesso che ha mosso le grandi battaglie della storia, tra le quali anche quelle della parità di genere. Non c’è differenza tra animarsi per un trattamento equo in classe o sul lavoro, tra il mobilitarsi per aiutare una compagna di classe o una categoria da sempre meno considerata. Prisca, Elisa e Rosalba incarnano la denuncia risoluta anche se non ascoltata, l’ostinazione di provare e riprovare, di non lasciar cadere tutto sfiancate dai fallimenti: sono l’essenza della ribellione a ciò che non è giusto. Perché non importa se si hanno nove o novant’anni, il peso della voce non cambia. Il grido del cambiamento non ha età, ma sicuramente ha radici ben attecchite nel profondo, come ci dimostrano tre bambine che della parola “arrendersi” non hanno mai compreso, per scelta e natura, il significato.

Serena Pisaneschi

Foto in alto di Tim Marshall su Unsplash

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