Scrive Flavia Carlini: «Questo è un invito a fare della rabbia e della resistenza un progetto democratico […]» un’esortazione a non subire più.
Ho scoperto Flavia Calrini intervistata da Marco Damilano nella trasmissione Il Cavallo e La Torre. Mi hanno immediatamente colpito la fermezza e la lucidità delle sue affermazioni, la sua sicurezza che lasciava sottintendere una fragilità fermamente combattuta e soprattutto la sua lucida e giustificata rabbia.
Flavia Carlini ha ventisei anni e appartiene a una generazione sulla quale pesa un enorme macigno lasciato in eredità dalla mia generazione, mia da quelle che l’hanno preceduta. Ho immediatamente letto il suo Noi vogliamo tutto. Cronache da una società indifferente (Feltrinelli, 2024 pg. 160, € 16).
Il libro mette a nudo molte criticità della nostra società indifferente in un’escalation che parte dal particolare (episodi della sua vita privata, a partire dal suo lavoro in una multinazionale) per ampliare via via la visione del mondo e assurgere infine all’universale.
Se mi si passa il termine è un’analisi postfemminista del mondo dove Carlini parla di discriminazione di genere nei primi capitoli. Poi affronta problematiche relative all’indifferenza della medicina nei confronti della sofferenza e della malattia e della cura, (endometriosi o vulvodinia o fibromialgia). Alla fine arriva a una vasta panoramica sulla violenza e sull’oppressione che, travalicando ogni disparità di genere, opprime e soffoca il dissenso.
L’autrice riporta cronache della repressione in Iran così come nel nostro Belpaese. Flavia Carlini si sofferma anche sulla mattanza di morti sul lavoro. Significativo è il suo il richiamo alla memoria di Lorenzo Parelli, studente tirocinante morto nel progetto alternanza scuola lavoro.
Racconta di manifestazioni e di manganelli, di crudeltà, di botte prese, di paura, di violenza legittima e legittimata. Noi vogliamo tutto è un libro di lotta, di resistenza e di rabbia che non fa sconti a nessuno, come scrive l’autrice stessa: «La rabbia non va romanticizzata, va mostrata nuda e secca…» e «La libertà va esercitata e passa per la liberazione.»
In chiusura di ogni capitolo del libro c’è un piccolo sotto capitolo titolato Un po’ di dati in cui vengono riportati dati e statistiche a chiosa e chiarimento di quanto precedentemente raccontato. Una documentazione dettagliata che fornisce preziosi spunti di approfondimento dei temi trattati. Così la bibliografia suggerita in calce al libro è un pozzo prezioso in cui trovare veri e propri capisaldi non solo di lotta ma di coscienza e di cultura.
Flavia Carlini mi ha spiazzato, come credo spiazzerà tutti quelli della mia generazione che la leggeranno, andando oltre ideologie e preconcetti che oramai possiamo definire antichi. Propone la visione di nuovi orizzonti di lotta e di azione che lasciano ancora un barlume di speranza in un mondo migliore e più equo.
Noi vogliamo tutto è una legittima richiesta, un’esortazione a non subire più, a manifestare un dissenso concreto, all’azione. Scrive Flavia Carlini: «Questo è un invito a fare della rabbia e della resistenza un progetto democratico, perché, se c’è una cosa da capire, è che il silenzio non ci ha mai davvero protetti.»
Foto in alto: Flavia Cardini
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