Le donne della Resistenza hanno scritto la storia con le loro gesta eroiche, ma non sempre il loro valore è stato riconosciuto.
La mia proposta per questo venerdì è il libro vincitore della sessantunesima edizione del Premio Campiello: La Resistenza delle donne di Benedetta Tobagi (Einaudi, 2022). Un particolareggiato racconto corale fatto di parole e immagini che rende merito al momento in cui le donne entrano nella sfera della Resistenza partigiana prendendone parte attivamente, non solo come staffette.
Le donne che parteciparono alla lotta contro il fascismo tra il 1943 e il 1945 furono migliaia, collaborarono a liberare l’Italia superando gli stereotipi. Accudivano gli uomini in fuga, li nascosero e si occuparono di coprirli cucendo abiti da materiale di recupero. Allo stesso tempo imbracciavano le armi e entravano in banda, andando incontro a esperienze dure come il carcere, la deportazione e anche la morte.
Nelle parole di Benedetta Tobagi trovano spazio le storie di tante donne molto diverse tra loro per estrazione sociale e provenienza geografica. In mezzo a pochi nomi conosciuti, ci sono i molti invece che sono stati poi dimenticati. Incontriamo Teresa Mattei, eletta all’Assemblea costituente il 2 giugno 1946, che racconta di aver indossato il rossetto una sola volta nella sua vita e lo ha fatto per mettere una bomba. Mariassunta Fonda Gaydou lascerà il fidanzato che non vuole più lottare in montagna. Tina Anselmi (nome di battaglia Gabriella) decide di prendere parte alla Resistenza dopo aver assistito all’impiccagione di quarantatré uomini nella piazza di Bassano del Grappa.
«Confusamente intuivo però che incominciava un’altra battaglia: più lunga, più difficile, più estenuante, anche se meno cruenta. Si trattava ora di combattere non più contro la prepotenza, la crudeltà e la violenza, – facili da individuare e da odiare, – ma contro interessi che avrebbero cercato subdolamente di risorgere, contro abitudini che si sarebbero presto riaffermate, contro pregiudizi che non avrebbero voluto morire.»
A queste parole di Ada Gobetti si allaccia bene la dedica che fa Benedetta Tobagi a inizio del libro: «A tutte le antenate». La guerra combattuta dalle partigiane è stata trasversale e si è scontrata con la società aspramente patriarcale dell’epoca. Purtroppo, quelle donne non hanno potuto raccogliere i frutti delle loro battaglie nello stretto immediato e il loro operato da protagoniste è stato a lungo taciuto. Poche hanno preso parte alla Storia che si andava costruendo, molte sono tornate tra le mura domestiche come mogli, figlie e madri. Con tutte loro siamo ugualmente in debito, a tutte loro dobbiamo dire grazie.
La Resistenza delle donne ci permette di scoprire molte storie taciute per molto tempo, grazie ad un prezioso intreccio tra una dettagliata documentazione storica e un ricco archivio fotografico. Per me ha una menzione d’onore la fotografia della copertina, scattata nell’autunno del 1944 a Pistoia, la mia città.
In accoppiata con il libro di Benedetta Tobagi vi propongo una canzone, si tratta di Ida e Agusta del duo Spartiti (formato da Max Collini e Jukka Reverberi) contenuta nell’ep Servizio d’ordine uscito nel 2017. Il testo è di Arturo Bertoldi (tratto dal libro Perché i vivi non ricordano gli occhi di) e racconta un fatto realmente avvenuto il 3 aprile 1943 a Gombio, paese dell’appennino reggiano. Due donne tedesche del luogo, Ida Roser e Augusta Ludescher, furono capaci di salvare con il loro intervento il piccolo paese dai rastrellamenti nazifascisti. «A volte basta la voce di una donna per fare ricordare che nessuno è nato carnefice / Che nelle vite di ognuno di noi c’è stato un sorriso o una gentilezza / Un momento in cui ci siamo pensati migliori di quello che siamo diventati» Buon ascolto!
Sara Simoni
Foto in alto: dal sito lanazione.it
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