Alda Merini: il dolore, il sogno, l’amore, la sua eredità poetica

La poeta ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura italiana con la sua capacità di trasformare il dolore personale in arte. La sua opera ha toccato e ispirato molti e continua a essere studiata e apprezzata per la profondità emotiva e la bellezza stilistica, così come la sua vita e la sua poesia sono testimonianze della resilienza e della potenza della creatività umana.

Alda Merini nasce a Milano nel 1931 da una famiglia modesta e mostra un talento precoce per la scrittura, incoraggiata dal critico letterario Giacinto Spagnoletti, già a quindici anni. Nel 1947, a soli sedici anni, subisce il primo ricovero in manicomio che segna l’inizio di lunghi periodi in istituti psichiatrici soprattutto negli anni ’60 e ’70.

Nonostante ciò non rinuncia mai a scrivere anche se la sua vita e la sua produzione poetica ne sono inevitabilmente segnate. Muore a Milano nel 2009 lasciando un grande vuoto in tutti coloro che l’hanno apprezzata e amata.

La poetica di Alda Merini è caratterizzata da una profonda intensità emotiva e dalla sua straordinaria capacità di trasformare il proprio dolore in versi come questi (da Ballate non pagate, 1995)

Io come voi sono stata sorpresa mentre rubavo la vita,
buttata fuori dal mio desiderio d’amore.
Io come voi non sono stata ascoltata
e ho visto le sbarre del silenzio crescermi intorno e strapparmi i capelli.
Io come voi ho pianto, ho riso e ho sperato.
Io come voi mi sono sentita togliere i vestiti di dosso
e quando mi hanno dato in mano la mia vergogna
ho mangiato vergogna ogni giorno.

Il lirismo potente della produzione poetica di Alda Merini e l’uso di immagini suggestive e visionarie permette di evocare, con versi di rara intensità e bellezza, mondi interiori complessi e stratificati. Nonostante ciò il suo linguaggio rimane sempre semplice e diretto e rende la sua poesia accessibile a chiunque.

Il vissuto di Merini negli istituti psichiatrici è centrale nella sua poesia che sonda, tra genio e follia, non solo la sofferenza mentale ma anche la spiritualità e il rapporto con il divino. L’amore, in tutte le sue forme, è un tema ricorrente nelle sue opere e passione e desiderio vengono esplorati sia come forza creativa che distruttiva.

Merini in un’intervista raccontò che si riteneva una donna fortunata per aver realizzato i propri sogni – nonostante l’aver vissuto una vita così particolare, fatta di periodi di reclusione, di elettroshock, di sofferenza – perché «il dolore del sogno non è mai così feroce come il dolore della realtà» e dal sogno traeva la sua poesia.

Alda è stata una donna che, per sue stesse parole, ha amato molto ma che non l’ha mai fatto capire, perché «l’amore è la felicità dell’altro, anche a discapito della propria» è ciò traspare prepotentemente dai versi di poesie come questa (da Quelle come me)

Quelle come me urlano in silenzio
perché la loro voce non si confonda con le lacrime.
Quelle come me sono quelle cui tu riesci sempre a spezzare il cuore
perché sai che ti lasceranno andare senza chiederti nulla.
Quelle come me amano troppo
pur sapendo che, in cambio, non riceveranno altro che briciole.
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,
purtroppo, fondano la loro esistenza.
Quelle come me passano inosservate
ma sono le uniche che ti ameranno davvero.
Quelle come me sono quelle che, nell’autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto.

Alda Merini amava una sorta di isolamento poetico, stare sola, ma ha patito l’emarginazione di cui era vittima. Il poeta soffre molto più degli altri, vive una vita senza difendersi, accettando anche il male e trasformandolo in poesia.

Soleva dire: «Bisogna accettare la fatalità e non cercare di capire la ragione» e ancora: «La vita non ha senso, anzi è la vita che ti dà un senso, sempre che noi la lasciamo parlare, perché prima dei poeti parla la vita. Dobbiamo ascoltare la vita.»

Federica Carteri

Foto in alto: Alda Merini

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