C’è un romanzo di Paula Hawkins che va ben oltre il giallo che racconta

La ragazza del treno
La ragazza del treno è un libro da leggere tutto d’un fiato, una storia che lascia un buon motivo per pensare oltre.

La ragazza del treno (titolo originale: The Girl on the Train) è un thriller psicologico scritto da Paula Hawkins e pubblicato nel 2005; in Italia è edito da Piemme. Nel 2016 ne è stato tratto un film diretto da Tate Taylor e interpretato da Emily Blunt.

La storia è raccontata dalle tre donne che la vivono in prima persona. Rachel è una donna sola che vive alla periferia di Londra. Ogni mattina prende lo stesso treno per recarsi in città, dove lavora come addetta alle pubbliche relazioni.

Il convoglio, carico di pendolari come lei, rallenta sempre a un incrocio in prossimità della casa in cui lei viveva con il suo ex marito. Una villetta gemella a molte altre, tutte in fila, tutte con la veranda rivolta verso la ferrovia.

Anna è la donna che ha preso il posto di Rachel nel cuore dell’uomo che amava e nella sua casa lungo i binari. Megan vive con il marito in quella stessa via, a poche case di distanza. È lei che Rachel guarda dal treno, per imporsi di non guardare quella che è stata la sua vita felice. Una mattina però la ragazza del treno è sicura di aver visto qualcosa di importante e ne ha la conferma pochi giorni dopo dal notiziario.

«Non c’è sofferenza più grande né tormento più atroce del non sapere: è come una tortura senza fine.»

I personaggә appaiono inizialmente quasi stereotipatә. Lui, lei e l’altra; la madre, la donna che non vuole figli e quella che non può averne; il marito comprensivo, quello irascibile e l’analista troppo affascinante. Con il procedere della storia ognunә di loro si rivelerà, o si riscoprirà, molto differente.

Il thriller è scritto con maestria, al punto che è quasi impossibile interrompere la lettura. L’inquietudine cresce di pari passo a quella delle protagoniste, costrette in una spirale che non sembra offrire vie d’uscita. Il finale è perfetto e lascia stupefatti.

Ma a libro finito, con il senno di poi, ci si accorge che il vero protagonista de La ragazza del treno è un altro.

Ho sempre pensato che la capacità di manipolazione e coercizione siano prerogative – deplorevoli – tanto maschili quanto femminili; eppure la cronaca racconta molto più spesso fatti legati alla prima ipotesi che alla seconda. A mio avviso questa situazione viene spiegata perfettamente in questo romanzo.

Per le donne, essere cresciute con l’imposizione di dover essere mogli devote e madri perfette pone come obiettivo un ideale irrealizzabile, spesso lontano dai desideri personali, che porta a vivere di sensi di colpa e frustrazioni. I manipolatori trovano quindi un terreno fertile per coltivare il seme del dubbio e dell’inadeguatezza e far fiorire indisturbati il loro orticello di menzogne e vessazioni.

Per fortuna, ne La ragazza del treno come nella vita, gli uomini così sono sempre meno anche perché le donne stanno imparando il loro valore, che va molto oltre le aspettative della società.

Erna Corsi

Foto in alto: Emily Blunt nel film: La ragazza del treno – da raiplay.it

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Se questo articolo ti è piaciuto condividilo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Solve : *
36 ⁄ 18 =