Sheherazade è un’adolescente che si trova a vivere un conflitto tra chi è e cosa ci si aspetta da lei. La sfida non sarà semplice.
Nel giungo scorso, all’interno della collana Le spore, Camelozampa ha pubblicato Il dito contro, romanzo dell’autrice danese Kristina Aamand.
La storia raccontata è quella di Sheherazade, diciassettenne musulmana, figlia obbediente e ligia ai doveri delle brave ragazze. Tutto in lei è halal, come si veste, come si comporta, come pensa. L’unica “ribellione” che osa mostrare è racchiusa nelle fanzine che scrive, dove esprime veramente cosa le si agita dentro.
Sheherazade vive in un quartiere popolare in cui abitano molte famiglie con la stessa origine mediorientale. A scuola si sente quella diversa, ma anche nella propria comunità non riesce a integrarsi perché vede oltre le imposizioni della cultura in cui è cresciuta. La madre lavora di notte per mantenere la famiglia perché il padre, noto per i suoi comportamenti “da pazzo”, è ricoverato in ospedale. È proprio qui che conosce Thea, bionda ragazza danese con la quale nasce subito una certa affinità. Quell’affinità si tramuterà in amore e Sheherazade si troverà ad affrontare tutti i conflitti che ne deriveranno, sia con se stessa sia con le persone della sua vita.
Grande pregio de il dito contro è il fatto che non parla solamente delle difficoltà di una ragazza musulmana che si trova a vivere l’amore per una donna. Aamand affronta molti altri temi, come l’integrazione, l’integrità e l’integralismo. Quest’ultimo viene raccontato con crudezza, come qualcosa che – di fatto – toglie la libertà individuale, specialmente alle donne. Il personaggio di Sheherazade riflette spesso sulle imposizioni della sua cultura e dimostra molto coraggio ogni volta che prova a scontrarsi con chi, quella stessa cultura, la impone e la teme al tempo stesso. Perché è il terrore che fa essere integerrimi, che la punizione sia divina o umana non importa, il seme della paura è già lì.
Un’altra componente del romanzo è la nostalgia, che si tramuta in desiderio quando si parla del domani. «Sii felice. Sii felice e basta. Bacia. Scrivi. Divertiti. […] La libertà è nell’anima, l’amore è la forza. La speranza è amore e i sogni sono rivoluzione. Ciò che cambia il mondo» dice uno dei personaggi del romanzo, che quella nostalgia la prova verso un passato più libero. Sheherazade invece vive un presente rivoluzionario e sogna un futuro scevro dal giudizio di chi la circonda.
Nel romanzo si legge questo dialogo:
«Dovremmo aiutarci a vicenda. Dovremmo essere tolleranti. Perché non ci riusciamo? In fondo siamo tutti esseri umani, no?»
«Sì, infatti. Non puoi puntare il dito contro gli altri solo perché secondo te sono sbagliati.»
«Sì, il mondo sarebbe più bello se ognuno di noi accettasse le differenze altrui.»
Lo scambio è tra due persone che non mettono in pratica ciò che sentenziano, anche perché poi prosegue con un bel carico di ipocrisia. Ma, sciogliendo queste frasi dalla narrazione e portandole nel mondo reale, penso che sia davvero un augurio da farsi, anzi direi un obiettivo da perseguire.
Serena Pisaneschi
Foto in alto: Kristina Aamand da forfatterweb.dk
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