La miniserie svedese “Una famiglia quasi normale” è un piccolo capolavoro

Una famiglia quasi normale
Le difficoltà nel denunciare episodi come lo stupro e lo stalking non sono un male solo italiano e questa storia ce lo dimostra.

La miniserie televisiva in sei puntate Una famiglia quasi normale (titolo originale En helt vanlig familj) è disponibile sulla piattaforma Netflix ma è visibile anche su Sky Glass, Sky Q e su Now Smart Stick. La storia è tratta dall’omonimo romanzo di Mattias Edvardsson, che sta riscuotendo un enorme successo in tutto il mondo e che in Italia è edito da Rizzoli.

La versione televisiva prodotta da Netflix è interpretata da Alexandra Karlsson Tyrefors Tyrefors, Lo Kauppi, Björn Bengtsson, Christian Fandango e diretta dal regista Per Hanefjord.

Stella Sandell è la figlia ventenne di Adam, un pastore della chiesa di Svezia, e Ulrika, un’avvocata. La giovane viene accusata di aver accoltellato e ucciso il fidanzato trentaduenne Chris Olsen. Durante la detenzione preventiva della ragazza in attesa del processo, una serie di flashback permettono allo spettatore di conoscere i membri di Una famiglia quasi normale e i segreti che emergono dal loro passato.

Da adolescente Stella è stata protagonista di un episodio di violenza che l’ha segnata profondamente, molto più di quanto possa essere visibile in superficie.  

I temi trattati sono quelli che in famiglia si vorrebbe non dover affrontare mai. La difficoltà che una donna incontra nel denunciare violenze come lo stupro e lo stalking non sono un male solo italiano e questa storia lo testimonia. Il timore di non essere credute porta spesso a rinunciare, lasciando un soggetto pericoloso libero di agire nuovamente indisturbato. 

Uno dei meriti di Una famiglia quasi normale è mostrare sempre entrambe le facce della medaglia di ogni situazione. Lo fa senza mai dare nulla per scontato e senza lasciarsi andare a luoghi comuni che nuocerebbero sia alla narrazione che al messaggio. In contrapposizione a chi non ha voluto, saputo, potuto denunciare, troviamo anche chi lo ha fatto, senza risultati, ma che non demorde. Di fronte alla fredda valutazione tecnica di un legale troviamo il cuore di un genitore che non si dà pace per l’ingiustizia subita dalla figlia. Il silenzio, ritenuto terapeutico da chi non sa come altro affrontare la situazione, viene rotto dalla psicologa di un sistema penitenziario che funziona.

Stupro e stalking sono parole che si ha quasi paura a pronunciare, come se evocassero quell’uomo nero che tanto ci spaventa, ma è proprio parlando, denunciando e sostenendosi l’un l’altra che è possibile sconfiggerlo.

Erna Corsi

Foto in alto: Alexandra Karlsson Tyrefors Tyrefors nei panni di Stella Sandell in Una famiglia quasi normale- da netflix.com

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