Deborah Levy: terzo capitolo della sua Autobiografia in movimento

Bene immbile
Una casa da sogno, dove si pensa, si chiacchiera e si ride molto. Un’esperienza scoordinata ma vivissima del tempo di una donna.

Il terzo volume della Autobiografia in movimento di Deborah Levy, Bene immobile, edito nel 2021 è stato pubblicato in Italia nel 2024 grazie a quelli di NN, con la traduzione di Gioia Guerzoni e l’introduzione di Claudia Durastanti. Si tratta dell’ultimo capitolo della trilogia, ma Levy ha lasciato intendere di star già lavorando al quarto e questo ci consola decisamente.

La vita e il viaggio interiore di Deborah Levy proseguono fra case da cambiare ma soprattutto da sognare, fra città e luoghi che la portano in giro per il mondo seguendo gli eventi della vita. La domanda che in realtà l’autrice sollecita è che cosa rappresenti una casa e, passando in rassegna una miriade di oggetti reali e  fantastici, riflette sul rapporto che immobilizza la donna al “focolare”. Mettendo in discussione i concetti di proprietà e possesso Levy riflette sugli spazi che una donna deve conquistare, perché le pareti della stanza tutta per sé di Virginia Woolf non possono più racchiudere tutto il suo mondo.

Bene immobileLevy sogna una casa piena di stanze nuove tutte da esplorare, mentre i suoi pensieri si accavallano, si intrecciano ai ricordi e agli infiniti oggetti che la circondano e che pare quasi prendano vita. In Levy quel pensiero autobiografico che consente di essere soggetto e oggetto del proprio scrivere è potente e rivelatore, invita a riflettere sulla vita, su ciò che siamo ma anche vorremmo essere. La sua autobiografia è come una strada che possiamo percorrere in cui sono incastonate come pietre preziose citazioni e ricordi di donne e uomini che hanno contribuito a costruire quella Deborah Levy che è tutta da scoprire ma che fanno parte anche delle nostre vite.

Durastanti definisce la lettura della Levy come «un’esperienza scoordinata ma vivissima del tempo di una donna» e paragona la trilogia a «una stoffa morbida che somiglia a qualcosa di consumato, proprio come sono consumati gli oggetti e le case descritti nella sua ricerca di un bene più o meno stabile, ma è anche nuovissima, e si manterrà miracolosamente così nel corso del tempo, nonostante le numerose imitazioni, nonostante i numerosi lavaggi.» Illuminante anche quanto scrive Gioia Guerzoni nelle note della traduttrice riportate nelle ultime pagine, che nella testa di Deborah Levy ha passato parecchi mesi, e che definisce la sua scrittura «una casa da sogno, dove si pensa, si chiacchiera e si ride molto.» Assolutamente da non perdere.

Paola Giannò

In alto:  ritaglio di copertina di Bene immobile

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