Vita in campagna. Appunti di viaggio di una cittadina in trasferta #20

bosco
Grazie a una leggenda ho ricevuto il segnale che quest’inverno tornerà la neve. E  il bosco si prepara per il Natale che si avvicina.

Camminare nel bosco dopo le prime ghiacciate notturne è una delle mia attività preferite, quando posso. E soprattutto quando è chiaro che il bosco intorno non è invaso dai cacciatori.

Qualunque sia il tempo, quei momenti nel silenzio interrotto solo dallo scricchiolio delle foglie secche calpestate, e nella bellezza, regalano un senso di beatitudine che poi mi porto dentro per parecchie ore.

È bello anche dopo la pioggia. Seguendo il motto di Baden Powell (mia figlia ha fatto parte per diversi anni di un gruppo scout, di cui è stato il fondatore): «Non esiste buono o cattivo tempo, ma esiste buono e cattivo equipaggiamento», indosso le mie meravigliose galosce, prendo i bastoni e vado a godermi l’incredibile varietà di odori che si sprigionano dalla terra bagnata, dai tronchi, da ogni essere vivente del regno vegetale e animale che incontro.

In realtà anche il regno minerale fa la sua parte di spettacolo: ospita, nasconde, regge, ripara, protegge, si lascia avvolgere, si offre per mimetismi… il mio naso si infervora e gli occhi, ovunque si posano, scoprono qualcosa di particolare e sorprendente.

Certo, quando c’è il sole è tutta un’altra cosa. Qualche giorno fa, dopo due giorni di pioggia e diverse notti con la temperatura appena sotto lo zero, sono andata a camminare nelle zone meno oscurate per godermi non solo il calore, ma anche le luci, le ombre, i riflessi dei raggi che passano tra rami e arbusti.

I colori in questo periodo sono incantevoli con  tutte le sfumature del marrone, del ruggine, dell’ocra, del rossiccio. C’è anche molto verde nei prati e negli angoli dove non arriva il sole i ciuffi d’erba ghiacciati sono una specie di malìa per me; mi attraggono tantissimo e passo molto tempo chinata a osservarli. Sembrano ricami, pizzi preziosi.

Germoglio di quercia

Percorrendo il sentiero sotto casa che porta al torrente, dove d’estate facciamo qualche bagno, sono arrivata in un punto dove c’è un nespolo. Era un po’ che non mi capitava di passare di lì e ho lanciato un’occhiata, nonostante la mia mente fosse stata attraversata dal pensiero che anche quest’anno non avrei trovato frutti. E invece… dopo aver richiuso la bocca per la sorpresa, ho cambiato il mio programma. Sono tornata a casa, ho preso il cestino che solitamente si usa per i funghi e ho fatto una bellissima raccolta di nespole, scegliendo quelle più grandi.

Ora sono in una cassetta nel fondo, come vengono chiamate le cantine da queste parti, al buio e ricoperte di paglia, come consiglia il vecchio proverbio: «con il tempo e con la paglia maturano le nespole.»

Può darsi che avendo preso qualche ghiacciata non riusciranno a maturare, ma io ci provo anche perché ne sono ghiotta. E poi mi ricordano la gioia di quando andavo a Premilcuore a trovare i miei bisnonni. Il nonno Pietro, con grandi baffi bianchi e dolcissimi occhi azzurri, e la nonna Maria, una donna esile e piccina, nonostante le sue undici gravidanze. Aveva un’aria severa, ma quando esprimeva gioia il suo sorriso era totale, tutto il suo corpo sorrideva. Le sue mani non stavano mai ferme e sulle spalle aveva sempre una mantellina di lana, più o meno leggera a seconda del tempo.

Il loro ricordo è chiaro e nitido perché sono rimasti nella mia vita per quattordici anni e, quand’era stagione, nella fruttiera al centro della tavola le nespole non mancavano mai.

Anche quest’anno per i regali di Natale abbiamo raccolto le nostre piccole mele e siamo andati dai vicini a prendere i cachi. Li abbiamo essiccati per confezionare sacchetti che sono un’ottima fonte di energia. Queste chips contengono, infatti, vitamine, minerali e antiossidanti perché sono ricche di zuccheri naturali come il fruttosio e il glucosio.

Sezione di un seme di cachi

C’è una leggenda popolare, tra quelle che amo moltissimo, che dice che aprendo longitudinalmente un seme di cachi si può prevedere come sarà l’inverno: se si trova una forchetta sarà mite, con temperature medie e poca neve. Con un coltello è raccomandabile coprirsi bene perché sarà rigido, secco e con poche precipitazioni. Quest’anno, con mia grande gioia, ho trovato un cucchiaio: precipitazioni nevose assicurate. Sono anni che aspetto questo regalo! Come tutte le leggende, anche questa non ha solide basi scientifiche, ma le credenze popolari mi hanno sempre affascinato. Chissà che quest’anno la previsione non si avveri.

Ma ora è tempo di preparativi importanti: nel bosco ho trovato tantissime bacche di rosa canina, piccoli abeti e ginepri che sembrano alberi di Natale. Non mi resta che raccogliere un po’ di rami, addobbarli e preparare quell’atmosfera a cui per nulla al mondo rinuncerei… It’s the Most Wonderful Time of the Year!

Serena Betti

Foto di Serena Betti

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