“Un libro e …” – Una bambina e basta, romanzo autobiografico di Lia Levi

una bambina e basta
Un libro e un podcast che raccontano la tragedia dell’Olocausto attraverso le vere voci di chi si è trovato a viverlo in prima persona.

Il 27 gennaio è ricorsa la Giornata della Memoria che commemora le vittime dell’Olocausto, perciò la mia proposta di oggi è il romanzo Una bambina e basta di Lia Levi. Pubblicato più di trent’anni fa (nel 1994) da Edizioni E/O, ha vinto quello stesso anno il Premio Elsa Morante – Opera Prima. Si tratta di un breve testo autobiografico che ripercorre gli eventi storici avvenuti in Italia tra il 1934 e il 1945 e che, attraverso l’infanzia dell’autrice, racconta quello che lei ha vissuto da piccola dopo la promulgazione delle leggi razziali.

Lia e sua sorella sono due bambine che vivono una vita agiata, senza privazioni, frequentano la scuola elementare a Torino e hanno una tata di nome Maria. Lia è curiosa e attenta, vede e capisce che attorno a lei sta cambiando qualcosa e che i genitori sono preoccupati. Fa molte domande, anche alla madre, alle quali però riceve risposte insoddisfacenti. «Non mi piacciono i grandi quando decidono di farti un discorso: si sentono evoluti e magnifici, ti guardano negli occhi, cercano il tono a mezza altezza… ora saprai tutto anche tu, ci penseranno loro a impacchettarti la notizia come una merendina.»

una bambina e bastaCome può una bambina di sei anni capire che essere nata ebrea è diventata una colpa? Improvvisamente si trova privata della sua quotidianità e degli affetti cari. Non può più giocare nella piazzetta e deve lasciare la scuola, dovrà allontanarsi dalla zia e dalla tata. La piccola Lia accetta tutte le decisioni dei genitori e per un periodo studia anche il francese in previsione di una fuga oltralpe. 

«Il non sapere è quello che rimescola in noi la paura. La paura è qualcosa che ti stringe la gola e ti regala un sapore di ferro in bocca, come le peggiori medicine di quando eravamo piccole. La paura va e viene, ti fa sprofondare e poi un po’ risalire, ma ti lascia più incerta, più traballante, come un insetto senza zampe.»

Con l’aggravarsi della persecuzione contro gli ebrei, la famiglia Levi, per scampare alla deportazione, non vede altra soluzione che fuggire da Torino e separarsi. Le bambine e la madre trovano rifugio in un convento cattolico alle porte di Roma, mentre il padre troverà alloggio in piccole pensioni in città. Lia ha capito il motivo di tutti quei mutamenti e ne è spaventata, le vengono cambiati nome e cognome. Mentre prende coscienza del mondo che cambia attorno a lei, lecitamente si domanda: «Che colpa posso avere io, se ebrea ci sono nata?»

Un libro che si legge velocemente, scorrevole e semplice. Come semplici sono spesso i pensieri di una bambina anche se sta vivendo in prima persona le conseguenze della discriminazione razziale. La spensieratezza si intreccia con l’ansia per ciò che sta succedendo nel modo dei “grandi”. A dodici anni si può certo comprendere che stanno accadendo fatti gravi e drammatici, ma è difficile capire tutto appieno. Lia Levi mette tra le pagine una grande dose di sensibilità che rende il racconto accessibile anche ai lettori più giovani, senza mai sminuire la gravità delle atrocità storiche descritte.

Insieme a Una bambina e basta vi propongo il podcast Voci della Memoria, prodotto e curato dalla redazione de Il Sole 24 Ore e di Radio 24 con l’Associazione Figli della Shoah. A cura di Raffaella Calandra e Maria Luisa Colledani, è composto da quindici episodi e si trova facilmente sulle principali piattaforme (come Spotify).

A differenza dell’esperienza raccontata da Lia Levi, che è riuscita a scampare alla deportazione, gran parte delle voci di questo podcast raccontano di chi è sopravvissuto alla Shoah. Voci preziose raccolte e narrate da chi è riuscito a tornare dai campi di sterminio e vuole che il passato non venga dimenticato. In tal senso, è significativo l’inizio del primo episodio dove ascoltiamo la voce di Nedo Fiano dire: «Il giorno in cui il Signore mi domanderà «ma tu cosa hai fatto nella vita?» io riponderò: «Io ho ricordato».

Tra le quindici persone che racconteranno la loro storia ce ne sono alcune a me già note. Liliana Segre, Edith Bruck, Sami Modiano e la stessa Lia Levi.  Mentre altre sono state dei nuovi incontri, che mi hanno fatto entrare nella loro vita mostrandomi quello che hanno visto i loro occhi nell’inferno dei campi di concentramento.

In un formato che miscela giornalismo e narrazione, ogni episodio è un racconto autentico, intimo e potente, che intreccia gli accadimenti storici e le memorie personali. Grazie a interviste, testimonianze e un’accurata ricerca storica, il podcast riesce a restituire l’umanità dietro alla tragedia. La narrazione è empatica e priva di sensazionalismi, con un delicato equilibrio tra rispetto e memoria.

Essendo storie vere, hanno un forte impatto sull’ascoltatore… impossibile non rimanerne colpiti e commuoversi, ma l’esercizio della memoria è anche questo. Buon ascolto e buon fine settimana!

Sara Simoni

Foto in alto: Lia Levi (da editriceilcastoro.it)

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