Patriarcato, questo (s)conosciuto. Cos’è e come rendersi conto che esiste

patriarcato
C’è chi lo nega, chi si chiede cosa sia, chi lo etichetta come una fissazione delle donne. Facciamo chiarezza una volta per tutte.

Da Treccani.it: «In antropologia, tipo di sistema sociale in cui vige il “diritto paterno”, ossia il controllo esclusivo dell’autorità domestica, pubblica e politica da parte dei maschi più anziani del gruppo […].» Questa è la definizione di patriarcato data dal più autorevole istituto italiano in materia di cultura. La definizione è semplice e lineare, senza dubbio connotata sulla base di una realtà più antica di quella attuale. Ma, sebbene oggi la società appaia – e per molti versi anche sia – più moderna, ci sono aspetti ancora ben radicati in quella definizione.

Quando ci avviciniamo a date come l’8 marzo e il 25 novembre, in cui molte donne manifestano e sottolineano ancora la forte presenza del patriarcato, si scatenano regolarmente orde di commenti, come “il patriarcato non esiste, è una vostra (delle donne) fissazione, siete esagerate” ecc. Code di paglia che si infuocano, rivendicazioni d’innocenza e via discorrendo. Fino ad arrivare, appunto, alle accuse di manifestazioni allucinatorie delle donne che vedono il patriarcato dappertutto. Sarà mica perché il patriarcato è, di fatto, dappertutto? Ma ci sono ancora molti, tanti, troppi occhi che non lo vedono e non l’hanno mai visto. Non ci riescono per due motivi: 1) ci sono dentro e non se ne rendono conto, 2) ne sono loro stessə vittime.

Per rendere il concetto di patriarcato più chiaro a tuttə farò alcuni esempi partendo proprio dalla definizione di Treccani. Si parla di «controllo esclusivo dell’autorità domestica, pubblica e politica da parte dei maschi», a cosa si può riferire? Al fatto che le donne incontrano moltissime difficoltà ad accedere alle posizioni di potere, per esempio. Ma anche al fatto che esiste ancora un grande gap salariale tra omologhi uomini e donne. E poi al fatto che le donne in età fertile vengano assunte con maggiore difficoltà, che venga loro imposto un part-time forzato, che debbano scegliere tra carriera e famiglia. Al fatto che spesso debbano lasciare il lavoro per la cura della famiglia, o proprio non sia loro permesso di lavorare (dal partner o da un sistema di Welfare insufficiente), così da non avere un’indipendenza economica.

Alle minacce psicologiche e fisiche che le donne subiscono in ambiente domestico, agli apprezzamenti molesti – sempre a sfondo sessuale – mascherati da complimenti. Alla paura di poter subire violenza perché qualcuno decide che sei preda. Al concetto che la donna è meno dell’uomo: meno competente, meno capace, meno affidabile. O che è più: più emotiva, più debole, più volubile. Alla narrazione agghiacciante dei femminicidi, commessi perché «lei lo ha lasciato» invece che «lui non ha retto alla perdita del controllo sulla donna». Queste e molte altre sono situazioni quotidiane in cui siamo immersə, non mi sembra che ci siano concetti incomprensibili o confutabili.

Ma il patriarcato non miete vittime solo tra le donne, da sempre è nell’educazione sociale che impregna le menti e le azioni degli uomini. La mentalità secondo la quale un uomo non deve essere emotivo, deve sempre essere testosteronico, non ha le capacità di prendersi cura di figlə o parenti, deve provarci con qualsiasi donna, non possa mostrare le proprie fragilità… da dove pensate che venga? Esatto, sempre dal «controllo esclusivo» della definizione di Treccani. Se si insegna a un uomo che deve essere in un modo e solo così, ecco che si controlla. Questa maschilità tossica è una gabbia che fa enormi danni ed è diretta conseguenza del patriarcato. Ogni azione maschilista e misogina nasce da lì, dalla paura di perdere la posizione di potere.

Di recente mi sono confrontata con un uomo che si lamentava del fatto di dover essere sempre forte, nessuna fragilità, nessuna debolezza. Mi ha fatto tenerezza, immagino sia sfiancante. Ma se vuole cambiare le cose deve cominciare a essere se stesso al di là di quello che si pretende da lui in quanto uomo, proprio come le donne hanno cominciato a fare decenni fa. Occorre smantellare l’educazione patriarcale che permea la società per poter essere davvero liberi.

Il patriarcato impone se stesso senza distinzione di genere ma non si riesce a rendersene conto. Ogni volta che leggo contestazioni all’esistenza del patriarcato mi appare chiaro quanto ci sia ancora da fare, e occorre cominciare a livello individuale. È fondamentale, però, che lo smantellamento del patriarcato sia compiuto da uomini e donne insieme. Quindi, cari uomini che negate il patriarcato, sappiate che ci siete dentro con tutte le scarpe e, se volete emanciparvi da quello che vi impongono di essere, è bene che prima ne prendiate consapevolezza e poi muoviate il primo passo. Donne e uomini possono andare oltre e dare vita a una società più libera ed equa perché, citando un cartellone del corteo che si è tenuto nella mia città lo scorso 8 marzo, «non può patriarcare per sempre!»

Serena Pisaneschi

Foto in alto: creata con l’intelligenza artificiale

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