Siamo felici di pubblicare il primo racconto di una lettrice de L’Altro Femminile. Mandateci i vostri scritti, questo è uno spazio dove potranno trovare casa.
Le bilance, quelle di una volta, hanno due piatti. Quelle moderne, invece, sono fatte di sterili numeri squadrati su uno schermo. Sarà per questo che a volte non ci rendiamo conto di quali sono realmente i nostri bisogni e non riusciamo a vedere il sentiero tracciato verso la felicità. Semplicemente non siamo più abituate a pesare a confronto.
Di fianco a ciò che abbiamo, che magari è stato a nostro avviso faticosamente conquistato, ci appare solo il nulla. E allora ci accontentiamo, accettiamo il compromesso, anche se ci tarpa le ali e ci impedisce di essere veramente quello che siamo, stabiliamo confini per noi stesse e per i nostri sentimenti, pesiamo la nostra felicità in astratto e non confrontandola con la materia dei sogni.
Accidenti alle bilance elettroniche e accidenti al giorno in cui ho creduto ai numeri che mi mostravano! Avrei dovuto spostare tutte le false promesse che tu mi facevi e che io facevo a me stessa sul piatto della bilancia e metterlo in equilibrio con il peso della mia felicità. Invece ho pesato solo il mio cuore e il numero era alto e mi ha ingannata.
Sei stata un lampo che ha squarciato il cielo, un uragano, un fuoco d’artificio. Posare gli occhi su di te per la prima volta è stato ubriacante e la ragione è stata spazzata via dalla gioia, dalla passione, dai sentimenti sempre più forti tanto da spaventare. Ho creduto di costruire le mura della nostra felicità, ma non mi accorgevo che mattone dopo mattone non facevo altro che affrettare il momento del crollo di un edificio costruito senza fondamenta. Se avessi messo sul mio piatto i miei sogni e il mio desiderio di crescere e costruire insieme e tu avessi messo sul tuo le parole che hai detto e nelle quali non hai mai creduto realmente, avrei visto che non c’era equilibrio e che l’oscillazione dovuta al reciproco desiderio di avvicinarsi al peso delle intenzioni dell’altra avrebbe in breve tempo distrutto il delicato meccanismo di una bilancia chiamata a mettere a confronto due diverse unità di misura. E se avessi accettato di vedere quanto eravamo diverse non ti avrei mai permesso di farmi del male. Forse avrei frenato molto prima la mia corsa e non sarei andata a sbattere contro il tuo muro di indifferenza, di cattiverie gratuite e di assenza. Il giorno in cui te ne sei andata senza voltarti indietro avrei voluto addormentarmi per sempre per non vedere, per non sentire, per non accettare il peso di tutte le mie speranze deluse. Per non dover pesare il fallimento di un sentimento che non è stato mai abbastanza.
Poi il buio, le tenebre più profonde, la voglia di autodistruggermi e di distruggere tutto ciò che di bello e puro era nella mia vita. Giorni senza peso e senza scopo. Ore e minuti interminabili e volti e presenze senza significato, insieme alle mani amiche che mi tenevano disperatamente a galla nel mio mare di dolore e desiderio di farmi ancora più male di quanto tu me ne avessi appena fatto. Il buio era il fulcro di quella bilancia che non ho voluto adoperare.
Alla fine, però, c’è sempre qualcosa che riesce a equilibrare qualunque enorme, inaccettabile insormontabile (apparentemente!) peso. Per me si è trattato di una chat. Non saprei dire se il piatto della bilancia si sia alzato perché si è alleggerito o a causa del peso che lei ha immediatamente assunto nella mia mente e nella mia vita. Le ore passate a parlare, scrivere, confrontarci, hanno però dapprima impercettibilmente ma inesorabilmente rimesso in equilibrio la bilancia delle nostre vite. Parola dopo parola, ora dopo ora abbiamo messo a nudo il nostro cuore e le nostre emozioni, senza finzioni, senza compromessi, senza nascondere verità scomode o mettere sul piatto promesse senza costrutto. Giorno dopo giorno il buio ha lasciato il posto prima a una fiammella, poi a un fuocherello di speranze e attese e infine a un incendio alimentato dall’ossigeno dell’autenticità di un sentimento esploso con un bacio tanto desiderato quanto inaspettato. Lei è stata il chilo di piume in equilibrio con il chilo di piombo e, osservando la bilancia (quella di un tempo, quella che ti permette di vedere chiaramente come stanno le cose), il chilo di piume è veramente tanta, ma tanta roba!